In politica ci sono momenti in cui non ci si può più nascondere. Perché il Paese chiede, pretende. Perché anche imprese e mercati hanno bisogno di rassicurazioni. Ed è la fase in cui si trovano il presidente Mauricio Macri e il suo governo. In una costretta conferenza stampa, ieri a Olivos, sede della ‘tenuta’ presidenziale, Macri ha ammesso che, a causa delle attuali ed evidenti difficoltà economiche, la crescita del Paese quest’anno “subirà una flessione”. “Siamo in una tormenta”, ha ammesso, ma aggiungendo che “tornerà positiva nel 2019”. “Io sono il primo a soffrire quando una persona perde il suo posto di lavoro – ha detto – ma quello che ci siamo proposti come governo è modernizzare lo Stato argentino”. Ma la reale situazione qual è? Perché oltre al carovita, l’ansia degli argentini è legata al lavoro, con la chiusura di diverse aziende, anche di media grandezza. Ad appesantire la situazione macroeconomica è l’inflazione. Troppo alta, con conseguente contrazione dei consumi.

Analisti privati ritengono, difatti, che l’inflazione annuale del 2018 potrebbe raggiungere il 40 per cento – dagli attuali 27-30, a seconda delle stime – effetto di una crisi finanziaria che ha fatto schizzare in alto la quotazione di dollaro e euro, costringendo il governo a offrire tassi di interesse superiori al 40 per cento e a stringere un accordo con il Fondo monetario internazionale che ha reso disponibili fino a 50 miliardi di dollari in più tranche. Qual è, dunque, il futuro del Paese?


Quello che Macri ha escluso sono scenari “come quelli registrati in passato”, facendo ovvio riferimento alla condizione politica ed economica che portò al crack del 2001. Il presidente azzarda, così come promesso ai funzionari del Fondo monentario: l’inflazione, oggi non ancora sotto controllo, “l’anno prossimo sarà di una sola cifra”. Diversi osservatori argentini erano in attesa di verificare forma e contenuto del suo discorso. Meno, come si dice laggiù “buena onda”. Ma neanche “mala onda” e pessimismo. Non può. Perché il Paese è a un bivio serio e perché tra poco più di un anno gli argentini sceglieranno il prossimo presidente della Nazione.

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