Mini terremoto politico nel governo guidato da Mauricio Macri, alla ricerca di figure più adatte, anche agli occhi dell’elettorato, per imprimere un cambio di strategia, la nueva etapa económica promessa dal mandatario. Dopo il cambio ai vertici della Banca centrale, con l’uscita di Federico Sturzenegger a favore di Luis Caputo, il presidente è intervenuto sulle deleghe relative a Produzione ed Energia: escono Francisco Cabrera, ministro de Producción ed esponente del Pro (il movimento politico di Macri), nonché Juan José Aranguren che ha occupato il ministero dell’Energia, posto chiave nel disegno governativo macrista. La decisione dell’inquilino della Casa Rosada risponde alla necessità di elaborare una via di uscita alle difficoltà del Paese, che hanno reso necessario il ricorso al Fondo monetario internazionale. Al posto di Cabrera arriva l’economista Dante Sica che, durante la breve presidenza di Eduardo Duhalde (successiva al default del 2001), si è occupato di industria, commercio e settore minerario. Il successore di Aranguren è il 43enne Javier Iguacel.

Juan José Aranguren

L’uscita di Juan José Araguren si è concretizzata subito dopo la riunione del G20 dell’energia a Bariloche (quest’anno è l’Argentina a ospitare il vertice dei venti grandi del mondo) e risponde anche alla sua scarsa popolarità presso l’opinione pubblica per essere il capro espiatorio dell’aumento delle tariffe energetiche, misura impopolare in vista delle Presidenziali 2019. Nel mese di marzo al suo indirizzo erano arrivate dure critiche per aver affermato che “lascio ancora il mio denaro all’estero. Quando l’Argentina sarà più affidabile lo riporterò in patria”. Un’uscita per nulla azzeccata in un ulteriore momento di difficoltà economico-finanziaria del Paese.


Considerando l’importanza strategica del comparto energetico per un’Argentina che cerca di modernizzare la sua rete, razionalizzare i consumi e attrarre maggiori investimenti esteri, gli occhi sono puntati soprattutto sul nuovo ministro Javier Iguacel. Ha un profilo aziendale ed è entrato nella cosa pubblica nel gennaio del 2016 come responsabile della Vialidad Nacional (la rete stradale del Paese) alle dipendenze del ministro dei Trasporti, Guillermo Dietrich. Ingegnere del petrolio, nel 1997 è entrato nella Ypf – la compagnia statale degli idrocarburi – lasciando il suo incarico due anni dopo non condividendone la privatizzazione. Successivamente ha lavorato nella Pecom Energía e nella Pluspetrol, della quale è arrivato a ricoprire l’incarico di vicepresidente. Politicamente è molto vicino al presidente. Nel 2015 con la lista macrista Cambiemos è stato candidato sindaco, senza successo, di Capitán Sarmiento, località di circa 13mila abitanti nella provincia di Buenos Aires.


Javier Iguacel

Anche l’uscita di Cabrera ha un certo peso politico. Intimo amico del presidente, lo ha accompagnato in tutto il suo percorso politico, già negli anni in cui Macri era sidaco di Buenos Aires. Come presidente di Fundación Pensar, il think-tank di riferimento macrista, è stato autore di buona parte delle politiche pubbliche presentate nella campagna elettorale presidenziale, fino all’elezione.

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