L’Ara San Juan, il sottomarino argentino scoparso il 15 novembre del 2017, è stato ritrovato. Ore dopo la localizzazione da parte della società americana specializzata, arriva la conferma della Marina militare: gli oggetti trovati a 800 metri di profondità appartengono al San Juan.  Il ritrovamento del sommergibile, secondo i verbali, è avvenuto alle 0.30 di sabato 17 novembre, le 4.30 in Italia. Prima di confermare la notizia, però, le autorità della Marina hanno voluto comunicare la notizia ai familiari dell’equipaggio, viste anche le polemiche degli ultimi tempi.


Venerdì notte, il Seabed Constructor, la nave specializzata norvegese incaricata dalla Ocean Infinity che con Buenos Aires ha un accordo da 7,5 milioni di dollari in caso di esito positivo delle ricerche, è arrivata sul luogo denominato “Sitio 1” dove aveva individutato un oggetto di 60 metri circa di lunghezza (il San Juan misura 66 metri). Il natante è arrivato sul posto alle 22.23. Due ore dopo la conferma.


Il sottomarino si trovava a 800 metri di profondità, a circa 600 chilometri al largo dalla città patagonica di Comodoro Rivadavia, dove il centro operativo era stato allestito durante la ricerca. L’ispezione era stata delimitata a 430 chilometri dalla costa, attorno a un’area in cui diverse agenzie internazionali avevano indicato che era stata rilevata un’esplosione ore dopo la scomparsa del sommergibile.

Il Seabed Constructor, come convenuto col governo argentino, avrebbe dovuto sospendere le ricerche giovedì 15 novembre fino a febbraio, a un anno dalla scomparsa, per sottoporsi a revisioni tecniche obbligatorie in Sudafrica. Ma proprio l’ultimo giorno la decisione di ritornare in quel tratto di mare, dopo analisi approfondite sui precedenti rilevamenti.

Ora resta l’ultima fase: riportare alla luce l’Ara San Juan, capire le cause dell’affondamento e, soprattutto, dare sepoltura ai 44 membri dell’equipaggio. I familiari, si legge sui media locali, si stanno già dirigendo verso la base navale di Mar del Plata, sede operativa delle ricerche. Da quel 15 novembre dello scorso anno non hanno mai smesso di chiedere verità e di recuperare il relitto dalle profondità del Mare argentino.

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