Javier Mascherano è stato il primo a parlare dopo la sconfitta con la Francia. “Ce l’abbiamo messa tutta fino alla fine. È stata una partita pazza, che abbiamo cominciato male, siamo riusciti a recuperare. Ma il loro pareggio ci ha creato un bel danno. Rialzarci ci è costato ma non abbiamo nulla da rimproverarci. Hanno dimostrato (la Francia, ndr.) di essere una grande squadra”. Ma il 34enne centrocampista albiceleste si ferma qui. La decisione è presa, comunicata durante una breve intervista televisiva ai limiti del pianto, comprensibile: “La storia finisce qui. Da questo momento sono un tifoso, un tifoso in più della Selección”. E l’augurio ai suoi compagni della Nazionale: “Spero che possano vincere qualcosa in futuro”.

Quella in cui ‘Masche’ si è venuto a trovare è stata una posizione delicata essendosi addossato la responsabilità di ‘affrontare’ il Ct Sampaoli nella definizione dei noi e dello schema da portare in campo dopo aver perso il match contro la Croazia. La sua carriera con la ‘pesante’ maglia della Selección di sicuro l’aveva immaginata con un finale diverso. Dopo aver preso parte alla giovanile già dai 15 anni, Mascherano ha disputato 147 partite con al celeste y blanca, superando anche l’altro Javier storico, Zanetti, che ne ha totalizzate 142. È lui il calciatore con più presenze nella storia della Nazionale argentina. In questi 19 anni, anche i suoi piedi hanno contribuito a vincere due ori olimpici, il secondo posto ai Mondiali 2014 del Brasile e alle edizioni della Coppa America del 2004, 2007, 2015 e 2016. E Mascherano non è l’unico a lasciare la Nazionale.



Stessa scelta arriva da Lucas Biglia. Il suo è stato un Mondiale deludente: ha giocato appena 54 minuti nella partita di esordio pareggiata con l’Islanda, poi è sempre rimasto in panchina. Al termine della partita di Kazan, il 31enne centrocampista in forza al Milan non ha lasciato spazio a dubbi: “Questo è il calcio, partiamo con molta tristezza perché per alcuni è la fine, spero che chi verrà dopo possa lavorare con tranquillità e tenere l’Argentina come merita. È tempo di mettersi da parte, di essere onesti con se stessi. C’è un’altra generazione molto ricca di giocatori”. Tuttavia, a ‘scaldare’ maggiormente gli addetti ai lavori è un altro nome: Messi. Il più criticato, ma quello che più di tutti ha sentito sulla propria pelle l’onere del risultato. Che non è arrivato. E per lui nella pagella della stampa nazionale (qui tutti gli altri) è scritto in rosso un disonorevole 4. Come un Armani qualunque, per intenderci.

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