L’ultimo aneddoto in ordine cronologico lo ha raccontato in una intervista a Olé, Lisandro Magallán, difensore del Boca Juniors iscritto alla facoltà di diritto dell’Università di La Plata, ricordando di aver saputo, solo dopo diversi mesi, di essere stato bocciato a un esame perché il professore era un convinto “anti-xeneizes”. È, questo, solo l’ultimo episodio di una serie infinita che ha alimentato una vera e propria leggenda, partita da una sfida su un campo di calcio e trasformatasi in “una delle cinquanta cose da fare prima di morire”, nelle parole di un quotidiano britannico The Observer. Xeneizes, per chi non lo sapesse, vuol dire “genovesi” (da Zêna, Genova in dialetto ligure), giacché fra i fondatori della squadra gialloblu figuravano numerosi emigrati di origine ligure sbarcati a Buenos Aires, in particolare nel quartiere della Boca. E proprio il barrio è il cuore della rivalità fra Boca Juniors e River Plate: entrambe sono nate qui, il River nel 1901, e il Boca nel 1905, da un gruppo di persone che si staccarono dalla società primogenita.

Oggi, ovviamente, questa distinzione di tipo economico-sociale ha perso grandissima parte del suo significato, e sono più radicati nell’immaginario collettivo i soprannomi ‘ufficiosi’, quelli coniati dai rivali per deridere gli avversari. Quindi, quelli del River diventano Gallinas (le galline), mentre i boquensi vengono etichettati come Bosteros (letteralmente, amanti dello sterco di cavallo).