Carlos Tévez non disprezza certo il campionato nazionale né la Copa Argentina. Ma da sempre la sua ‘ossessione’ è la Copa Libertadores, quella che lo vide brillare nell’edizione 2003, vinta contro il Santos. Fu il primo a segnare nella seconda finale terminata 3-1 per gli Xeneizes sul campo dei brasiliani. Da allora Carlitos di cose ne ha fatte tante e lo abbiamo visto anche in Italia. Poi in Cina, ma il cuore e quella ossessione lo hanno riportato a casa.

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Tévez non è l’uomo degli eccessi. Con quello che ha guadagnato ha dato una mano a famiglia e amici. Il ritorno in Argentina è stato anche un appuntamento intimo, tra lui, il suo paese, la sua gente. I suoi sogni. E la Libertadores è stato l’unico modo per fargli fare le valigie in Cina, mettendosi a disposizione di Guillermo Barros Schelotto. In una squadra rivista, fatta di giovani talenti alla ricerca del momento giusto, per Carlos Tévez non è stato semplice ricarvarsi il suo spazio, ma ha saputo essere comunque un leader positivo.


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“L’ossessione di vincere la Coppa è un qualcosa che mi mantiene ‘affamato’. Poterla vincere e ritirarmi alla grande è ciò che desidero, sogno e voglio”, aveva detto lo scorso marzo quando la competizione continentale era appena cominciata. Ora è alle ultime battute, peraltro rovinate dalla violenza di alcuni tifosi, dai rinvii, ricorsi per finire su un campo neutro, fuori continente, a undicimila chilometri dalla Buenos Aires di entrambe le sfidanti.

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Dunque, che succede a Carlos Tévez domenica 9 dicembre alle 22.30, quando le luci del “Santiago Bernabéu” si saranno spente? “Se la vinco (la Libertadores, ndr), sì, credo di ritirarmi. Dopo non mi rimarrà nulla per cui lottare. È quello che voglio, è ciò che mi toglie il sonno”. “Ritirarmi alla grande è quello che desidero”, sono state le sue parole. Dunque, questo immenso Superclásico, contro il rivale di tutta la vita, non sarebbe il modo migliore per farlo?


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O forse c’è da aspettare ancora. Chi vince la Libertadores parte per gli Emirati Arabi per disputare il Mondiale per club. Questione di giorni, poi Carlitos Tévez – 35 anni a febbraio – potrebbe dire addio al calcio. Quella che vuole è una uscita da eroe. E gli rimarrebbe – a lui come a tutti quelli del Boca Juniors – l’amaro in bocca: vincere la Libertadores contro il River Plate al Monumental. Questo sì, non potrà mai più succedere.

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