L’idea di cambiare la sede della finale di Copa Libertadores tra River Plate e i brasiliani del Flamengo era già stata presa in considerazione allo scoppio delle manifestazioni di piazza, a tratti violente, che stanno interessando Santiago del Cile. E a nulla sono servite le rassicurazioni del ministro cileno dello Sport, Cecilia Pérez, in merito all’assenza di difficoltà per un corretto svolgimento dell’incontro.

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Di qui alla decisione della Conmebol, la federazione calcio sudamericana, di individuare una sede diversa da Santiago pur confermando la data. Durante una lunghissima riunione nelle stanze Conmebol di Asunción, è stata presa in considerazione la possibilità di giocare proprio nella capitale paraguaiana, sostenuta dal presidente Conmebol, Alejandro Domínguez, e appoggiata dal presidente del River Plate, Rodolfo D’Onofrio, e dell’Afa, Claudio Fabián Tapia.

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In seconda battuta, si è parlato di Colombia, a Medellín, o di Perù, a Lima, non escludendo un nuovo ‘espatrio’ della finale, stavolta a Miami, soluzione che sarebbe stata vantaggiosa in termini economici ma impopolare avendo i tifosi e le società calcistiche sudamericane già vissuto il dispiacere della finale 2018 a Madrid.


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Si è dunque deciso di disputare la finale di Copa Libertadores allo stadio Monumental di Lima, lo stesso sabato 23 novembre alle 15 ora locale, quando in Italia saranno le 21 del mattino. L’impianto della capitale peruviana ha una capienza di 80.093 spettatori, quindi oltre 30mila in più rispetto al 48.665 del Nacional di Santiago del Cile.

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