Sorteggiata nel Gruppo C, la nazionale argentina ha subito messo in conto di dovere affrontare un agguerrito allenatore connazionale, Gerardo Martino ‘El Tata’ che, da gennaio del 2019, è il titolare della panchina del Messico. Ai Mondiali di Qatar 2022 c’è anche un altro allenatore argentino, il 60enne Gustavo Alfaro dell’Ecuador. El Tata lo ha detto chiaro, e giustamente, prima dell’incontro tra Argentina e Messico: non farà sconti a nessuno. “So dove sono nato, ma lavoro per il Messico”, nulla da aggiungere.

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Gerardo ‘El Tata’ Martino, l’allenatore argentino del Messico: carriera da calciatore, titoli

Gerado Martino è nato a Rosario, culla di grandi cammpioni del calcio. Non solo Lionel Messi e Ángel Di María, ma anche, tra tantissimi, César Luis Menotti, Marcelo Bielsa, Jorge Valdano, Mario Kempes e Javier Mascherano. Come tanti in Argentina, ha anche cittadinanza italiana.


La carriera da calciatore, centrocampista offensivo, di Gerardo Martino è cominciata nel 1980, nelle giovanili del Newell’s Old Boy per poi passare alla prima squadra. Di lì in Spagna, in prestito al Tenerife, per poi tornare a Rosario e dopo al Lanús. Ancora al Newell’s, poi in Ecuador col Barcelona e infine in Cile per giocare con la maglia dell’O’Higgins. Quella è stata l’ultima tappa della sua carriera da professionista, conclusasi nel gennaio del 1997.

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Con Lionel Messi nel Barcellona

Diversi anni dopo la sua uscita dal calcio giocato, El Tata Martino è stato nominato Miglior giocatore della storia del Newell’s Old Boys (con loro ha vinto tre campionati della prima divisione argentina). A dirla tutta, però, Gerardo Martino trae la sua fama più dalla carriera di allenatore. Ha cominciato dal basso, col piccolo club argentino dei Brown di Arrecifes, poi il Platense e il Central di Córdoba.

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Dopo, il trasferimento in Paraguay per allenare il Cerro Porteño, esperienza seguita da un ritorno in patria per dirigere la panchina del Colón. Di nuovo in Paraguay per il Libertad. Come allenatore in Paraguay ha vinto quattro campionati, tre col Libertad e uno col Cerro Porteño. Questo risultato lo ha portato a vedersi affidare la nazionale paraguaiana per ben quattro anni. Sotto la sua guida, la Albirroja ha raggiunto i quarti di finale del Mondiale 2010 in Sudafrica e la finale della Copa América del 2011, persa contro l’Uruguay.

Nel 2013 è tornato al suo Newell’s come allenatore, vincendo un campionato di liga argentina, risultato che lo ha poi portato in Europa per allenare il Barcellona: coi Blaugrana ha vinto la Supercoppa di Spagna nel 2013. La seconda nazionale allenata è stata quella argentina, dall’agosto del 2014 al luglio del 2016. Dopo c’è stato un passaggio in Major League Soccer con l’Atlanta vincendo il campionato e, infine, il Messico, col quale ha vinto la Concacaf Gold cup del 2019 battendo gli Stati Uniti.

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Infine, una nota di curiosità: perché lo chiamano El Tata. Non ci sono versioni, diciamo così, ufficiali. Secondo una prima teoria il soprannome se lo porta dietro dall’adolescenza quando, mentre giocava con amici, uno di loro gli disse “Pasa el balón, Tata”, “Passa il pallone, Tata”, lamentadosi forse sulla sua lentezza.

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La seconda, invece, porta a momenti successivi, da calciatore professionista. Tata, in questo caso, deriverebbe dalla sua attitudine a contestare tutte le decisioni arbitrali nei suoi confronti ogni volta in cui gli veniva mostrato il cartellino, molto spesso. Viene descritto come uno che sul campo era sempre pronto a reclamare contro le ‘sentenze’ del direttore di gara. Un brontolone, insomma.

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