Settant’anni fa prendeva le mosse la carriera sportiva dell’argentino Juan Manuel Fangio, cinque volte campione del mondo di Formula Uno e considerato ancora oggi il più grande pilota di tutti i tempi. Soltanto Michael Schumacher ha vinto più gran premi e titoli di lui, quasi cinquant’anni dopo. L’asso italoargentino corse 52 gran premi, vincendone 24 e andando sul podio ben 35 volte. In qualifica conquistò 29 pole position e partì comunque dalla prima fila 48 volte.

Il suo record di 5 titoli mondiali (1951, 1954, 1955, 1956, 1957) è rimasto imbattuto per 48 anni. Come pilota seppe coniugare magistralmente la precisione e lo stile di guida necessari a ottenere risultati con la spettacolarità che ne fece ben presto l’idolo delle folle, forse la prima autentica ‘star globle’ dell’automobilismo (quando ancora la tv non era determinante).

Fu inoltre un driver completo, capace di ottenere risultati eclatanti anche nelle competizioni gran turismo e regolarità, vincendo la Carrera Panamericana nel 1954, al Nurburgring nel 1955 e a Sebring nel 1956 e 1957, senza contare svariati piazzamenti nella italica Mille Miglia.


Juan Manuel Fangio D’Eramo nacque a Balcarce, nella provincia di Buenos Aires, il 24 giugno 2011 da Loreto, italiano di Castiglione Messer Marino (Chieti) e da Erminia D’Eramo, anche lei italiana di Tornareccio, nella stessa provincia abruzzese. Appreso e praticato il mestiere di meccanico, il giovane talento decise precocemente di diventare pilota. Poté coronare il suo sogno nel 1936, debuttando al Premio Circuito di Benito Juárez. Nonostante avarie meccaniche e l’interruzione della competizione, si fece subito notare per le indubbie capacità.

Nel 1939 entrò nel giro delle competizioni stradali e l’anno successivo colse la sua prima vittoria al Gran Premio Internacional del Norte su Chevrolet, una competizione di due settimane per novemila chilometri. L’anno successivo due nuovi successi nel Premio Presidente Vargas in Brasile e nella Mille Miglia Argentina. Costretto all’inattività dalla guerra mondiale, tornò sulla scena nel 1946, di nuovo in gare a ruote scoperte, e nel 1947 salì nuovamente sul gradino più alto del podio del Gran Premio Città di Rosario, oltre ad altre competizioni nazionali.

Il 1948 fu l’anno del vero debutto internazionale. Fangio corse infatti in Francia il Gran Premio di Reims su Simca-Gordini, partecipando sia alla gara di Formula 1 che di Formula 2, terminate entrambe anzitempo per avaria meccanica. Pur non ottenendo risultato, si fece notare dagli addetti ai lavori e dal pubblico europeo.

Nello stesso anno, gareggiando nella prova di Turismo de Carretera al Gran Premio dell’America del Sud (tre settimane per 9.500 chilometri complessivi) fu vittima di un gravissimo incidente, nel quale perse la vita il suo copilota Daniel Urrutia mentre il futuro campione mondiale restò ferito non gravemente. Superato lo choc, Fangio decise di continuare con ancora maggiore determinazione.


Dedicatosi nuovamente alle corse in Europa, nel 1949 mise a segno una serie ravvicinata di importanti successi, dominando il Gran Premio di San Remo, quello di Pau, di Perpignano e di Marsiglia. Considerato favorito per la Mille Miglia, non partecipò per un problema logistico della scuderia e le successive partecipazioni al Gran Premio di Roma di Formula 2 e al Gran Premio di Bruxelles di Formula 1 furono funestate da avarie meccaniche.

Ottenne, tuttavia, la definitiva consacrazione poco dopo, assicurandosi il successo nel Gran Premio di Monza di Formula 2, complice anche il ritiro di Alberto Ascari (che Fangio considerò sempre il suo maestro). Stanco di vedere vanificate occasioni importanti da rotture meccaniche, Fangio accettò con entusiasmo l’ingaggio da parte dell’Alfa Romeo, anche se la casa di Arese poté schierare le sue nuove vetture solo a partire dalla stagione successiva.

Il 1950 vide il campionissimo nuovamente impegnato in Argentina, con quattro competizioni alle quali partecipò il gotha dei piloti europei. Nel Gran Premio Perón duellò su Ferrari con il maestro Ascari, conquistando la seconda piazza. L’entusiasmo degli argentini fu tale che le folle in delirio travolsero il servizio d’ordine, creando situazioni di pericolo durante e dopo la gara. Nel successivo Gran Premio Eva Perón, conquistata la pole position, prese subito il comando della gara ma un grave problema di assetto lo costrinse a soste non programmate ai box che regalarono la vittoria a Villoresi.

Quest’ultimo nel Gran Premio Mar del Plata urtò l’argentino a causa della rottura dello sterzo e provocò un grave incidente che si risolse comunque favorevolmente per entrambi i piloti. I giornali aprirono una feroce polemica accusando il pilota italiano di avere volutamente provocato l’impatto per favorire Ascari, mettendo fuori gioco il pericoloso argentino. Fangio, con grande fair play, si incaricò personalmente di scagionare Villoresi pubblicamente. Non ebbe purtroppo miglior fortuna nell’ultima gara, a Rosario, in cui danneggiò l’auto tanto da doversi ritirare.

Nonostante i risultati non eclatanti, il pilota-gentleman divenne chiaramente il competitor di Ascari, in vista dello scontro diretto Alfa Romeo – Ferrari. Alla prima gara del nuovo Campionato del Mondo Formula 1, disputata su Alfa Romeo 158 a Silverstone, si distinse per un epico duello con il compagno di squadra Nino Farina che si concluse con un cedimento del motore.

Conquistata la pole position a Monaco, vinse trionfalmente il gran premio davanti alla Ferrari di Ascari (lo specialista di quel circuito) e alla Maserati di Chiron, grazie al fatto di essere riuscito ad evitare l’incidente alla partenza, alle sue spalle, che coinvolse nove monoposto. Si trovò, dopo la gara, a pari punti per il titolo mondiale con Farina. Ritiratosi in Svizzera, tornò alla vittoria nel Gp del Belgio a Spa. Nella penultima gara del mondiale in Francia, Fangio ripeté l’abbinamento pole position-vittoria che fu sempre la base della sua strategia di gara e superò in classifica piloti il compagno di squadra Farina, ritiratosi.

Nonostante i risultati non eclatanti, il pilota-gentleman divenne chiaramente il competitor di Ascari, in vista dello scontro diretto Alfa Romeo – Ferrari. Alla prima gara del nuovo Campionato del Mondo Formula 1, disputata su Alfa Romeo 158 a Silverstone, si distinse per un epico duello con il compagno di squadra Nino Farina che si concluse con un cedimento del motore.

Conquistata la pole position a Monaco, vinse trionfalmente il gran premio davanti alla Ferrari di Ascari (lo specialista di quel circuito) e alla Maserati di Chiron, grazie al fatto di essere riuscito ad evitare l’incidente alla partenza, alle sue spalle, che coinvolse nove monoposto. Si trovò, dopo la gara, a pari punti per il titolo mondiale con Farina. Ritiratosi in Svizzera, tornò alla vittoria nel Gp del Belgio a Spa. Nella penultima gara del mondiale in Francia, Fangio ripeté l’abbinamento pole position-vittoria che fu sempre la base della sua strategia di gara e superò in classifica piloti il compagno di squadra Farina, ritiratosi.

JUAN MANUEL FANGIO – PARTE 2

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