“Diego dirige domenica”. Tre parole di Matías Morla, suo rappresentante, che chiudono il caso. Diego Armando Maradona ha ritirato le sue dimissioni ed è ancora, o di nuovo, l’allenatore del Gimnasia y Esgrima La Plata. I tifosi, al massimo della mobilitazione, non chiedevano altro: troppo breve sarebbe stata l’avventura, peraltro positiva, del Diez a guidare i Lobos. E lo ha compreso anche la dirigenza.

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A convincere Diego è stata la decisione delle due liste che avrebbero dovuto confrontarsi alle prossime elezioni di sabato 23 novembre. Di qui la scelta di unire gli intenti, convergere su una unica lista nel segno della continuità, nel solco del lavoro di Gabriel Pellegrino, il presidente uscente che è stato in grado di portare el Pibe de oro sulla panchina del Gimnasia dopo nove anni di assenza dal calcio argentino.

‘Manovre politiche’, insomma, con Mariano Cowen candidato alla presidenza e Salvador Robustelli come vice, ma con la probabilità di non celebrare le interne.


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I tifosi, appresa la decisione di Maradona di legare il suo destino a quello di Pellegrino, gli avevano chiesto di rimanere, di chiudere la stagione di Superliga con le prossime tre partite in calendario. Lui, però, via social, pur ringraziando dell’affetto tifoseria e dirigenza, aveva scelto la via più drastica, rinunciando all’incarico di allenatore con effetto immediato.

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Ma la storia è cambiata: con o senza trono, domenica alle 19.40 ora argentina, Diego sarà a bordo campo a urlare ‘ordini’ contro l’Arsenal. Occasione che potrebbe permettergli di scrivere anche quest’altra pagina di storia, seppure lontano dai vertici della classifica. Ma è il sentimento, quello forte del fútbol argentino, che ora comanda.

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