Anche all’arrivo nel calcio italiano la vita di Carlos Tévez destò curiosità. Una storia di riscatto da una condizione che spesso ti segna il destino e i cui segni sono visibili sul suo viso. Tévez è nato in uno scenario tipico delle zone più difficili del paese, che è fatto di bande dedite al narcotraffico e al consumo di droga. Ha camminato tra violenza, proiettili, povertà talvolta estrema.
Carlitos, però, non ne è stato sedotto, assorbito. È questo che lo ha portato al successo calcistico nel suo paese come in Brasile, Italia, Inghilterra. Ed è per questo che la sua storia personale ha quei tratti commoventi scelti per una serie tv: Apache, la vida de Carlos Tévez. È prodotta da Torneos e diretta da Israel Adrián Caetano.
La vita di Tévez comincia con un altro nome, quello della sua madre biologica: Martínez. Fabiana Martínez lo abbandonò alla sorella Adriana affinché potesse crescerlo lei. E così è andata: gli zii – lei e il marito Segundo Tévez – si convertirono in genitori adottivi. Quelli che l’asso del Boca Juniors chiama, con gratitudine, “salvatori”. Dalla droga, dalla violenza. Il padre naturale era morto in una sparatoria e non si era mai preso cura di lui.
A vestire i panni di un giovane Carlos Tévez è il 14enne Balthazar Murillo. Erano i tempi in cui si presentò agli All Boys. La particolarità è nel fatto che lo stesso Carlos Tévez ha accompagnato Balthazar nelle riprese della serie, dandogli le indicazioni necessarie per un racconto il più possibile attinente alla realtà.
L’arco temporale è, difatti, dall’infanzia – quando subì l’ustione di terzo grado che gli ha lasciato il segno sul collo – al suo debutto con il Boa Juniors. Tévez ha dato il suo contributo al copione ed è stato testimone delle riprese. Ha insistito che fossero realizzate nel suo Barrio Ejército de los Andes, il suo quartiere, per tutti noto come Fuerte Apache.
All’inizio di ogni episodio è lo stesso Carlos a raccontare una breve esperienza della vita a Fuerte Apache. Una tra tante, i proiettili schivati durante una partitella per strada con amici. “Lo vivevamo come un gioco” e per questo aggiunge che “voglio che i miei figli vedano ciò che ho vissuto”.
La storia alla base di Apache, la vida de Carlos Tévez è semplice ma intrattiene. È quella di un bambino che nasce ‘predestinato’ in un contesto povero e violento, di una infanzia senza opportunità. Che, tuttavia, grazie a personalità e calcio viene sconfitto. Di lì il trionfo di Tévez nell’agonismo in Sudamerica e in Europa.