È un accordo storico, che arriva dopo vent’anni di negoziati. ‘Chiudere’ il Mercosur o dargli un senso più globale per il quale il passo con l’Unione europea si presentava come fondamentale. Per i quattro paesi membri del blocco sudamericano (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) è anche una risposta al protezionismo di Donald Trump. E una opportunità per le singole economie nazionali.

ue mercosur accordo commerciale argentina


Il governo argentino è stato quello che, negli ultimi mesi, si è mostrato più favorevole alla chiusura dei negoziati – serratissimi nell’ultima settimana – che avrebbe anche voluto far arrivare alla firma durante lo scorso G20 di Buenos Aires. È anche per questo che dall’esecutivo guidato da Mauricio Macri non sono mancate manifestazioni di enfasi per l’obiettivo raggiunto.

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L’accordo commerciale tra Ue e Mercosur interessa un mercato di 800 milioni di persone e un’area economica che racchiude un quarto del prodotto interno lordo mondiale. Area di cui anche l’Argentina ora farà parte. Dal punto di vista sudamericano, l’Unione europea rappresenta il primo investitore globale con uno stock che supera il 30 per cento del totale mondiale, mentre intercetta il 17 per cento dei beni e servizi scambiati nel mondo.


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Il principale risultato dell’accordo arriva proprio sul settore che, in tutti questi anni, ha maggiormente determinato diffidenza, chiusura e ostacoli nei negoziati e che, in parte, continua a attirare critiche dei produttori del Vecchio continente. L’Ue si è impegnata a liberalizzare il 99 per cento dell’import agricolo dai paesi Mercosur. Di questo, l’81,7 per cento non sarà colpito da dazi mentre sulla parte restante la stessa organizzazione europea utilizzerà il sistema delle preferenze.

Quello che il governo di Buenos Aires sottolinea è la potenzialità dell’accordo nel promuovere investimenti anche in Argentina, accelerare lo sviluppo tecnologico e aumentare la competitività dell’economia nazionale proprio perché chiamata a collaborare con i paesi europei.

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