Quello di Alejandro Bulgheroni è un nome noto in Italia, per i suoi investimenti nel settore vitivinicolo in Toscana. Ha fatto fortuna principalmente con il petrolio ma quello del vino è un mercato che assorbe le sue energie, anche in Argentina.
Un suo progetto permette ora a Bulgheroni di convertirsi nel principale esportatore del vino del vicino Uruguay. Escono, difatti, dalla sua Bodega Garzón due bottiglie su tre che la piccola repubblica orientale vende al mondo.
Alejandro Bulgheroni non è l’unico imprenditore argentino ad aver messo piede e interessi sull’altra sponda del Río de la Plata: sono circa trecento ad aver risposto alla ‘chiamata’ delle autorità del paese vicino. Con un elevato livello di ecosostenibilità, che parla anche italiano in termini di progettazione e tecnologia impiegata, l’azienda opera su un’area che il magnate argentino aveva acquistato per uso personale e della famiglia. Nel 2018 è poi arrivato il riconoscimento del Wine Stars Awards come “New World Winery of the Year”, migliore cantina del Nuovo mondo.
Come spiegato al quotidiano El Cronista da Nicolás Kovalenko, hospitality director di Bodega Garzón, al principio le attività dell’azienda si concentravano sulla produzione di olio d’oliva, per poi estendersi al vino e, da tre anni, la stessa ingloba un complesso turistico con annesso ristorante affidato al noto chef argentino Francis Mallmann.
La produzione di vino è stata avviata nel 2011, aprendosi all’export nel 2013. Fondamentale l’investimento di 85 milioni di dollari nel 2016, con il risultato, tre anni dopo, di esportare in 41 paesi. Bodega Garzón, in sostanza, è cresciuta di pari passo allo sviluppo del settore vinicolo in Uruguay, che sta toccando i quattro milioni di litri esportati. Se si esclude il flusso verso il Brasile, la metà dell’export di vino uruguaiano è a marchio Bulgheroni.
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