L’Argentina paga 345 milioni di dollari al Fondo monetario internazionale, l’ultimo pagamento attingendo dalle riserve da imputare al maxi prestito che il Fmi ha concesso nel 2018 al governo di Mauricio Macri. È per questo che gli osservatori parlano di “importante barriera psicologica” per il governo di Buenos Aires: i successivi esborsi potrebbero non intaccare contabilmente il tesoro della Banca centrale.

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Kristalina Georgieva e Martín Guzmán

Nelle ultime settimane, le riserve ufficiali sono state beneficiate da 750 milioni in ingresso ma scalfite dai 231,4 milioni di dollari versati ai creditori del Club di Parigi come rata pattuita in attesa del futuro accordo di ristrutturazione del debito. L’uscita di capitali dalla Banca centrale per onorare gli impegni finanziari con gli organismi multilaterali, dunque, sarà compensata dai nuovi fondi in arrivo dallo stesso Fmi (Argentina, 4,3 miliardi dal Fmi per diritti speciali di prelievo. Sollievo per le riserve ufficiali).

I prossimi pagamenti, almeno entro la fine del 2021, saranno effettuati col denaro che, nella seconda metà di agosto, l’Argentina otterrà dal Fmi come diritti speciali di prelievo. Si tratta di 4,350 miliardi di dollari che saranno utilizzati per il pagamento di 1,8 miliardi di dollari di interessi collegati al max prestito del 2018. E, in caso di non conclusione dell’accordo di ristrutturazione, entro fine anno, altri 1,8 miliardi il 30 dicembre.


È il ministro dell’Economia, Martín Guzmán, a impegnarsi nella chiusura di una intesa col Fmi. Non facile, mai nascosto dalle parti che tuttavia parlano continuamente di buone prospettive senza sbilanciarsi sui tempi. Un fascicolo delicato per Guzmán e per la maggioranza di governo che davanti a sé ha le elezioni politiche parziali del 14 novembre. Una firma con il Fondo può avere il suo peso, ma ciononostate il titolare dell’Economia vorrebbe arrivare a fine anno almeno con una ‘lettera di intenti’ da sottoporre al board dell’istituto.

Un accordo di ristrutturazione del debito col Fmi entro la fine del 2021 eviterebbe alla Banca centrale di privarsi anche di quei 4,030 miliardi di dollari in scadenza a marzo del 2022, prima delle quattro rate annuali di capitale del prestito da oltre 44 miliardi di dollari.

Guzmán insiste: “L’Argentina non ha la possibilità di far fronte all’enorme debito con il Fondo, per questo ha bisogno di più tempo”. E conclude: “Lavoriamo a un accordo buono, non necessariemante rapido. E che generi le condizioni adeguate”.

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