Se da un lato il governo argentino è chiamato a compiere ogni sforzo possibile per risanare i conti pubblici e ritrovare credibilità sui mercati, dall’altro sembra scommettere tutto su tre linee di sviluppo. Aumentare il volume degli investimenti esteri, sfruttare maggiormente le risorse naturali e far crescere le esportazioni, peraltro agevolate dalla svalutazione del peso.

Proprio a quest’ultimo obiettivo risponde il programma ‘Argentina esporta’ presentato dal presidente Mauricio Macri insieme al ministro della Produzione, Dante Sica, e a quello degli Esteri, Jorge Faurie. Scopo è quello di riacquistare un ‘ruolo’ nel commercio internazionale triplicando il volume delle esportazioni e quadruplicando il numero delle imprese argentine che vendono all’estero entro il 2030.

argentina esporta


Come sottolineato da Macri al momento “sono solo 9.500, l’uno per cento del totale, le imprese argentine che vendono i loro prodotti al di fuori dei nostri confini, ed è molto poco”. Obiettivo ambizioso è portarle a 40mila, nei prossimi 12 anni. Macri ha riconosciuto che dal punto di vista economico l’Argentina “sta attraversando un momento difficile, duro, che ci sta mettendo alla prova”, anche se ha ribadito che non intende “cambiare rotta” soprattutto riguardo al programma di risanamento fiscale intrapreso e all’obiettivo del raggiungimento del deficit zero entro la fine del 2019. In termini di valore, Argentina esporta punta a raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2023 e i 200 miliardi entro il 2030.

Per ora il programma è una sorta di strategia, ma la parte operativa, ha aggiunto Sica, verrà messa a punto e illustrata a fine novembre al termine di una serie di riunioni a livello provinciale che il governo terrà con diversi attori del mercato. Fino a quel momento l’esecutivo svilupperà l’agenda ufficiale già esistente che punta a “diversificare le destinazioni, massimizzare l’accesso ai mercati, potenziare e sviluppare l’offerta e diffondere in tutto il paese i programmi di assistenza all’export”.

Stando a quanto affermano gli esponenti dell’esecutivo, l’Argentina continua a costituire una delle quindici economie più chiuse al mondo. Una qualificazione negativa in un mondo globale, ragione per la quale la condizione essenziale per poter aumentare il volume di vendite all’estero è “una maggiore integrazione al mondo”. Che, in fondo, è il modello che Macri aveva promesso al suo insediamento ma che ancora stenta a imporsi.

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