Si va delineando la strategia del presidente eletto, Alberto Fernández, in merito ai rapporti tra Argentina e Fondo monetario internazionale, dal quale Buenos Aires attende ancora altre tranche pari 11 miliardi di dollari a chiusura del maxi prestito da 56,3 miliardi ottenuto nel 2018. Il leader peronista non ha mai nascosto contrarietà rispetto allo schema finora applicato dall’amministrazione guidata da Mauricio Macri.

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Su questa linea, durante una intervista radio, Fernández ha anticipato che non chiederà al Fmi la parte restante di credito. “Se hai il problema di essere molto indebitato, la soluzione non è quella di contrarre altro debito”, ha dichiarato il presidente eletto. “Una delle principali nostre regole è smettere di chiedere denaro”.

“C’è da promettere e realizzare ciò che si è in grado di fare. Non firmo accordi che non posso rispettare”, ha aggiunto in polemnica con Macri che, a suo dire, “ha firmato questi accordi e non li ha rispettati”. Secondo Fernández la soluzione è, riferendosi evidentemente al Fondo monetario, “che ci lascino crescere per poter onorare gli impegni”.


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Luis Cubeddu


A ogni modo è cambiato anche l’interlocutore con cui il suo esecutivo dovrà confrontarsi. Il Fmi, difatti, ha nominato un nuovo capo missione in Argentina al posto dell’italiano Roberto Cardarelli. È il venezuelano Luis Cubeddu, che ricopre l’incarico di vicedirettore del dipartimento di ricerche dell’istituton. Cubeddu è stato anche rappresentante del Fmi in Argentina ai tempi del default del 2001.

Toccherà a lui negoziare col governo Fernández la ristrutturazione delle scadenze del credito. Secondo gli analisti argentini, la nuova nomina è un gesto amichevole del neo direttore Kristalina Georgieva, teso a semplificare i negoziati.

Debito su debito: come l’Argentina ha utilizzato il maxi prestito del Fmi

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