Lontano da una definizione certa in termini di tempi e contenuto, il negoziato tra l’Argentina e il Fondo monetario internazionale registra tuttavia “progressi”. È il termine utilizzato nella nota stampa diramata dal Fmi dopo l’incontro a Washington con il ministro dell’Economia argentino, Martín Guzmán.

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Foto twitter @KGeorgieva

Oltre alla numero uno, Kristalina Georgieva, Guzmán si è confrontato con la vicedirettrice per la regione, Julie Kozack, e Luis Cubeddu, il funzionario titolare del ‘fascicolo Argentina’. E il Fondo monetario sintetizza i risultati dell’incontro in un comunicato.

“Le autorità argentine e lo staff del Fondo monetario internazionale hanno compiuto progressi nella definizione di alcuni principi chiave che potrebbero sostenere un programma economico per aiutare ad affrontare le sfide a breve e medio termine dell’Argentina”.


L’obiettivo del governo di Alberto Fernández è quello di trovare una soluzione “ragionevole e in linea con la situazione del paese” all’enorme debito contratto nel 2018 con il Fondo dal governo di Mauricio Macri, dal principio considerato spropositato dal blocco politico avverso. Perché, hanno sempre sottolineato dall’esecutivo peronista, l’Argentina non avrebbe dovuto contrarre un debito così consistente, già squilibrato ai tempo del via libera deciso da Christine Lagarde.

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Il maxi prestito a Buenos Aires, va ricordato, superando i 56 miliardi di dollari, è il più alto mai concesso dal Fmi e, proprio argomentando sull’aspetto sostenibilità, il governo Fernández ha interrotto il flusso delle tranche. Con una recessione che dura dal 2018 e l’arrivo della pandemia, l’obiettivo dell’Argentina è quello di convincere il Fmi a una ristrutturazione del debito. Lo strumento richiesto è quello dell’Extended Fund Facility che consentirebbe di spalmare i pagamenti su un arco di dieci anni.

Se, dunque, quello dei tempi della ristrutturazione è ancora un aspetto prematuro, le parti sembrano avere raggiunto una importante base di consenso sull’individuazione e l’analisi delle principali problematiche macroeconomiche del paese. Che nella attuale congiuntura significa soprattutto inflazione, conti pubblici e riserve della Banca centrale ultimamente in diminuzione.

“È emersa una comprensione comune della necessità di sostenibilità macroeconomica e di salvaguardia della ripresa post-Covid in corso”, enfatizza il ministro Guzmán. E incassa la promessa dell’istituto: “Lo staff del Fmi e le autorità argentine continueranno a lavorare insieme al fine di approfondire la loro comprensione in queste aree chiave”.

Tuttavia, nella maggioranza di governo diversi sono i punti di vista circa i rapporti tra Buenos Aires e l’organismo finanziario. Più aperto al dialogo quello di Guzmán e dello stesso presidente Fernández, meno quello ostentato dai settori del kirchnerismo più ‘militante’.

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