Per il governo di Alberto Fernández è una decisione “strategica” finalizzata al raggiungimento della “sovranità alimentare che l’Argentina necessita”. Sta facendo parecchio rumore l’annuncio di espropriazione del gruppo Vicentin da parte dell’esecutivo con la conseguente incorporazione nella statale Ypf Agro. Una decisione che, tuttavia, dovrà essere adottata dal parlamento su input dell’esecutivo.

Il gruppo Vicentin – che peraltro dichiara di avere appreso la notizia solo dai media – con sedi anche a San Paolo, Montevideo e Asunción, è uno dei principali player privati del settore agroalimentare argentino, e versa in uno stato di crisi dichiarato dalla fine del 2019 con debiti per oltre 1,3 miliardi di dollari. E tra i grandi creditori c’è lo Stato argentino, attraverso la banca pubblica Banco Nación, per effetto di un prestito di 300 milioni di dollari concesso nel 2019 dal precedente governo con il fine di alleggerire lo stato di crisi.

argentina governo espropriazione grupo vicentin cereali

L’obiettivo dichiarato del governo Fernández è quello di risolvere la crisi del gruppo per salvaguardare i 1.300 lavoratori e i 2.600 piccoli produttori agricoli che forniscono il gruppo. Ma è anche un intervento definito strategico perché agisce sul fronte finanziario, del mercato dei cambi e nel mercato interno del settore alimentare. A espropriazione avvenuta, lo Stato si andrà a trasformare nel principale attore del paese in fatto di export di cereali e oleaginose in Argentina, con quasi il 40 per cento del volume delle vendite oltre confine.


Il controllo del gruppo Vicentin permetterà allo Stato, attraverso la Ypf Agro, di incassare direttamente i proventi in dollari della principale e più redditizia voce dell’export che, alle condizioni macroeconomiche di oggi, costituiscono una risorsa fondamentale. Allo stesso tempo, l’esecutivo potrà dettare i tempi della liquidazione dei dollari delle esportazioni senza speculare sul valore futuro della moneta statunitense: è, di conseguenza, anche un modo per agire sulla volatilità della moneta nazionale che da oltre 18 mesi è in piena svalutazione. Non da ultimo, il controllo diretto di buona parte dell’export cerealicolo consentirà allo Stato centrale tenere sotto controllo i prezzi di alcune dei principali generi alimentari.

Un insieme di fattori, insomma, di cui lo stesso Fernández ha voluto sottolineare “l’importanza eccezionale nell’economia post pandemia” perché, ha aggiunto, “si tratta di un passo verso la sovranità alimentare di cui l’Argentina ha bisogno in questo momento speciale”.

Biodiesel, Usa confermano dazi del 130% a importazioni dall’Argentina

TI POTREBBERO INTERESSARE