L’inflazione scenderà lentamente nel corso dell’anno e l’economia recupererà dal secondo trimestre 2019. È la previsione sull’Argentina tracciata da Alejandro Werner, alto funzionario del Fondo monetario internazionale del qual è direttore del dipartimento per l’emisfero occidentale.

Secondo Werner sull’Argentina c’è il rischio dell’incertezza politica: le prossime elezioni (ottobre 2019) potrebbero, a suo dire, indurre l’attuale classe dirigente a realizzare riforme meno coraggiose per non perdere il feeling con l’elettorato. Riforme che, al contrario, sono attese da investitori e mercati.

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Nella sua analisi, Werner ricorda che il trend dell’inflazione è in discesa già dallo scorso ottobre e che le aspettative sono di conferma della stessa tendenza in tutto il 2019, anche se lentamente. Questo permetterà una riduzione graduale del tasso di interesse che, combinato con l’aumento dei salari reali e dell’export, genererà una crescita dell’attività economica a partire dal secondo semestre 2019.


In tal senso, gli ultimi dati ufficiali, relativi a novembre 2018, raccontano di una diminuzione dell’attività economica addirittura del 7,5 per cento, il massimo storico dell’era Macri.

Werner conferma le stime del suo istituto sull’Argentina: una caduta del Pil dell’1,7 per cento nel 2019 e una crescita del 2,7 per cento nel 2020. Le cause della recessione del 2018 sono da ricercare nella severa siccità che ha ridotto significativamente produzione agricola e esportazioni nonché nel deprezzamento del peso che ha spinto l’inflazione, a sua volta generando capacità di spesa nei cittadini e sfiducia degli investitori.

Fiducia che l’economista del Fondo monetario manifesta verso il piano di stabilizzazione del governo basato su politiche monetarie e fiscali “che ha aiutato ad attenuare la turbolenza finanziaria e stabilizzare il cambio”.

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