Da un’Argentina alle prese con nuove difficoltà, arrivano i dati relativi al primo trimestre del 2018. Periodo di misurazione che precede la crisi che ha indotto il governo di Buenos Aires a chiedere l’aiuto del Fondo monetario internazionale. Si registra un rallentamento del Pil, accertato a un +3,6 per cento contro la performance dell’ultimo trimestre 2017, pari a +3,9. Il dato risente dell’alta inflazione nonché dei tassi di interesse che hanno frenato gli investimenti e la domanda. A pesare – sottolinea l’Ansa – anche i primi segni della crisi che si è abbattuta sul Paese a partire da marzo “quando gli investitori esteri hanno ridotto la loro presenza, spaventati da una economia colpita dal rialzo dei tassi Usa e dall’aumento del deficit dello Stato, causando così un crollo del peso del 32 per cento”.

Negli ultimi giorni, l’esecutivo guidato da Mauricio Macri ha provveduto a un rimpasto della squadra di governo, sostituendo ministri a lui molto vicini, e ha invocato e ottenuto il (pesante) intervento del Fondo che, tra le altre cose, porterà a decise misure per contenere la spesa pubblica. Una scelta impopolare, considerando le scelte delle precedenti amministrazioni Kirchner tra i cui slogan c’era anche quello di “essersi liberati del Fmi ‘padre’ di politiche neoliberiste ai danni della sovranità e dell’ecnomia nazionale”. Stando così le cose, gli economisti ora prevedono che il Paese possa cadere in recessione o rallentare fortemente la crescita fermandosi a un +1,5% nel 2018.

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