Mentre prosegue il negoziato tra Argentina e Fondo monetario internazionale sulla ristrutturazione del debito, il governo di Buenos Aires delinea i punti principali del suo piano teso a ritrovare la crescita economica del paese. Proprio sui colloqui con il Fmi, il ministro dell’Economia, Martín Guzmán, ha definito “critico” l’attuale fase del negoziato per la ristrutturazione del debito da 44 miliardi di dollari contratto nel 2018 dal governo Macri. “Puntiamo ad approfondire l’intesa in materia di sostenibilità del debito in un momento che è critico in quanto precede un’offerta di ristrutturazione”, sono le parole di Guzmán.

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Martín Guzmán e la numero uno del Fmi, Kristalina Georgieva

Intanto, secondo indiscrezioni trapelate dal Fmi e prontamente intercettate dalla stampa argentina, i funzionari dell’istituto multilaterale guarderebbero con favore alle misure pensate dall’esecutivo di Buenos Aires per tentare di ravvivare l’economia. A tal fine, obiettivo fondamentale è puntare sulle dinamiche dell’export, peraltro già in aumento nell’ultimo anno di governo macrista, agevolato dalla svalutazione del peso.

Aumentare la performance delle esportazioni, anche attraverso manovre di controllo e sostituzione, consentirebbe l’ingresso di dollari nel sistema economico-finanziario del paese, preziosi per il pagamento del debito pubblico. Stando così le cose, verrebbe mantenuto un tipo di cambio reale, non influenzato da interventi della Banca centrale. Ciononostante, l’esecutivo continuerà a impegnarsi sul piano della lotta all’inflazione.


In tema di export, però, il governo è alle prese con la contrarietà del settore sull’aumento dei diritti di esportazione, soprattutto per la soia, che nelle scorse settimane, l’esecutivo ha aumentato al 30 per cento. La legge cosiddetta di emergenza economica e sociale attribuisce al governo la facoltà di procedere a un ulteriore aumento di tre punti. Nelle previsione delle ‘stanze economiche’ dell’esecutivo, tuttavia, ritengono che gli esportatori vedrebbero compensato il rincaro da un dollaro più forte ottenuto nelle operazioni di vendita oltre confine.

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Il piano previsto dal governo argentino è piuttosto ampio, contemplando vari strumenti che gli esperti economici ritengono alla base della crescita e del ripristino di condizioni ottimali nei conti pubblici. Come quello di mantenere in positivo la bilancia commerciale, insistere sulla pressione fiscale, meccanismi di stimolo al consumo soprattutto guadando alle fasce meno abbienti della popolazione, recuperare gradualmente in potere d’acuisto dei salari colpito dall’inflazione.

Previsti anche incentivi di impulso alla produzione, soprattutto per quei settori maggiormente colpiti dalla recessione, Pmi in testa nonché, come annunciato dal governo in fase di insediamento, sviluppo delle opere pubbliche come momento di creazione di posti di lavoro e dotazione di infrastrutture necessarie a turismo e industria.


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