In Argentina non ci sarà svalutazione della moneta locale, il peso argentino, almeno imminente. È il ministro dell’Economia, Martín Guzmán, a ecluderlo, smentendo le recenti voci circolate tra ambienti politici ed economici. È, però, l’ipotesi che da alcune settimane viene avanzata da analisti e operatori dei mercati finanziari, secondo i quali la svalutazione del peso avverrebbe dopo il 14 novembre.

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Il ministro dell’Economia, Martín Guzmán

In quella data, difatti, l’Argentina torna alle urne per le elezioni politiche parziali, andando a rinnovare la metà dei seggi della camera dei deputati e un terzo di quelli del senato federale. Chi scommette sulla svalutazione argomenta sulla differenza, sempre più ampia, tra la quotazione ufficiale del dollaro e quella del mercato nero, con uno scarto che ha raggiunto quasi il 100 per cento. Dinamiche che avvengono in uno scenario di rigide restrizioni al mercato dei cambi imposte dal governo (Argentina, peso-dollaro: decise nuove restrizioni al mercato dei cambi).

Secondo il ministro Guzmán, invece, “oggi l’Argentina ha un saldo commerciale attivo con le esportazioni in crescita e la Banca centrale sta comprando divisa in dollari per aumentare le riserve e incrementare la sua resilienza, non ci sarà una svalutazione”.


Il titolare dell’Economia, dal canto suo, sottolinea che il principale fattore negativo dell’attuale assetto macroeconomico dell’Argentina continua a essere l’ingombrante maxi debito di oltre 44 miliardi di dollari col Fondo monetario internazionale. “Il problema della bilancia dei pagamenti è il Fmi, e la sfida è che il debito smetta di essere un fattore destabilizzante della nostra programmazione economica”, conclude Guzmán continuando a definire “insostenibile” per l’Argentina l’impegno finanziario imposto dal programma Stand-By assunto nel 2018 dal precedente esecutivo.

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