La Banca centrale argentina (Bcra), su indicazione del ministero delle Finanze, ha sospeso da lunedì 13 agosto la vendita di dollari delle riserve nel mercato cambiario ufficiale e ha decretato un aumento del tasso ufficiale di sconto di 5 punti percentuali portandolo da 40 a 45 per cento. La decisione è stata assunta dopo che, a poche ore dall’apertura del mercato cambiario e nonostante l’immissione sul mercato di 50 milioni di dollari, la divisa locale subiva già una svalutazione del 3,5 per cento rispetto alla divisa statunitense che a sua volta raggiungeva la sua massima quotazione storica a 30.50. La giornata finanziaria si annunciava problematica fin dall’apertura dei mercati in Turchia, dove pure si era registrata una forte svalutazione. Nell’attuale contesto di turbolenza dei mercati e di incertezza riguardo alle sorti del commercio mondiale, Turchia e Argentina sono considerati i due mercati emergenti a maggior rischio a causa degli squilibri nei conti pubblici e del deficit di conto corrente. La determinazione della Bcra è avvenuta a un solo giorno dall’arrivo della missione del Fondo monetario internazionale (Fmi) incaricata di esaminare il rispetto degli accordi stipulati nel quadro del programma di assistenza finanziaria richiesto dal governo del presidente Macri. Tra i punti inclusi nell’accordo figura esplicitamente l’impegno da parte del governo argentino di rispettare la libera fluttuazione del mercato cambiario ed evitare politiche di fissazione di una determinata parità.

Luis Caputo, presidente della Banca centrale argentina

Il memorandum d’intesa approvato dal Fondo conferma il target già previsto dal governo del 2,7 per cento di deficit rispetto al Pil nel 2018, mentre già a partire dal 2019 la stretta fiscale si fa decisamente più intensa e passa all’1,3 per cento, per arrivare quindi alla parità di bilancio già nel 2020, con un anno di anticipo sul target iniziale previsto dal governo. Per il 2021 il governo punta invece un avanzo primario dello 0,5 per cento. Questo programma, secondo stime effettuate dal governo argentino implica l’applicazione di un piano di tagli alle spese per almeno 19,3 miliardi di dollari che, oltre a riguardare l’eliminazione dei sussidi alle tariffe dei servizi e la riduzione dell’amministrazione pubblica, impatta principalmente sulle partite destinate al finanziamento delle opere di infrastruttura.


TI POTREBBERO INTERESSARE