La diplomazia commerciale argentina registra un risultato importante. Come informa una nota del ministero degli Esteri argentino, l’Unione europea ha riaperto le sue frontiere al biodiesel made in Argentina dopo anni di embargo. Alla base del blocco c’erano due accuse precise mosse dalla commissione europea a Buenos Aires: di praticare dumping e, successivamente, di riconoscere sussidi statali ai produttori.

“Dopo un anno di lavoro intenso e coordinato tra il settore privato e il governo nazionale, l’Argentina è riuscita a ottenere un accordo con l’Unione europea per tornare a esportare biodiesel al Vecchio continente”, recita la nota di Buenos Aires. Inoltre, come segnalato dalla stessa Cancillería argentina, l’accordo è stato possibile dopo avere avuto la meglio nel ricorso contro l’Unione in sede di Organizzazione mondiale del commercio che nel 2016 diede ragione al paese sudamericano. Da allora, tutta una serie di attività negoziali con Bruxelles, fino al risultato della rimozione delle barriere doganali.

L’accordo con Bruxelles è una notizia positiva per il governo argentino visti gli sforzi per aumentare le esportazioni come risposta alla recessione che ha frenato il paese nel 2018 e che lascerà spazio alla crescita solo nel 2020 secondo le stime di vari organismi e analisti internazionali.


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La raggiunta intesa prevede l’applicazione di dazi ridotti (6,5 per cento) al combustibile di origine organica e stabilisce un prezzo minimo nonché una quota di esportazione. La stima delle autorità argentine e della confederazione dei produttori di biocombustibili è di un giro di affari attorno al miliardi di dollari. Recentemente, sempre in tema di dazi sul biodiesel, il governo di Buenos Aires è riuscito a ottenere una promessa di ripensamento da parte dell’amministrazione Usa.

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