L’Argentina cerca un accordo con il Fondo monetario internazionale per la ristrutturazione del pesante debito da oltre 44 miliardi e, parallelamente, i creditori privati del paese mostrano i denti. Si tratta, in particolare, dei settori più aggressivi dei possessori dei titoli che hanno accettato la ristrutturazione lo scorso agosto. L’ultima mossa è di pressione non solo al governo di Buenos Aires, ma allo stesso Fmi.

All’organismo multilaterale viene chiesto di esigere un duro piano di riforme per i prossimi dieci anni, al fine di condurre il paese verso quei giusti equilibri che possano garantire la loro futura soddisfazione. In altri termini, di essere nelle condizioni, nel 2025, di fare fronte agli impegni presi con l’accordo di ristrutturazione. L’interesse degli obbligazionisti è di vedere, nei prossimi mesi, i propri titoli riacquistare competitività sui mercati potendoli ricollocare perdendo il minor valore possibile.

A farsi avanti è il cosiddetto Grupo Ad Hoc de los Titulares de Bonos de Canje de Argentina, composto da diciotto fondi di investimento con alla testa Blackrock e che vede al suo interno realtà come AllianceBernstein, Ashmore, BlueBay, Fidelity, Wellington. Un comunicato congiunto, con toni a tratti molto duri, critica le scelte del paese dalla firma dell’accordo della scorsa estate. “Il governo argentino sta entrando nel terzo anno senza la predisposizione di un piano economico. Gestire una economia non deve essere un esercizio politico né accademico. Richiede soluzioni reali, non dilazioni e fantasia interminabili”, recita la nota.


In precedenza, gli stessi obbligazionisti avevano manifestato il sospetto di “un ritardo nell’intesa con il Fmi da parte del governo di Buenos Aires per poter andare avanti con le sue politiche insostenibili”. E ancora: “Con le riserve già a livelli pericolosamente bassi, questa strategia equivale a una scommessa temeraria”. Concludendo che, “un accordo col Fmi, di cui si ha disperato bisogno, è stato subordinato alla politica”.

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Il ministro dell’Economia, Martín Guzmán

L’azione dei fondi di investimento in commento è una chiamata al Fondo monetario affinché, nel prossimo accordo – che potrebbe arrivare entro i prossimi tre mesi – esiga condizioni rigide sul terreno degli obiettivi fiscali, monetari e cambiari. La loro preoccupazione è sorta dopo alcune indiscrezioni secondo le quali le parti potrebbero accordarsi su un primo periodo di due anni a condizioni ‘leggere’ rispetto a quelle solite previste nei programmi di aiuto finanziario dello stesso tipo.

Secondo gli obbligazionisti, la concessione di condizioni meno rigide all’Argentina e obiettivi concreti da rispettare sarebbe un danno ai titoli nei loro portafogli che continuerebbero ad avere prezzi da default sui mercati, anche inferiore a quello risultato dalla ristrutturazione. Il loro timore è che fino alla fine del 2024, anno in cui dovrebbe cominciarsi a pagare il capitale, i titoli potrebbero non avere valore commerciale, costringendo i possessori a lasciarli ‘inattivi’ tra i loro investimenti.

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