I fautori brasiliani del libero commercio stanno già esultando, considerando che è da una decina d’anni che auspicano una svolta in senso liberista del Mercosur. Del resto, uno dei cavalli di battaglia elettorali del neopresidente verdeoro, Jair Bolsonaro, è stato proprio quello di una radicale apertura nella politica commerciale del Brasile. Pure a dispetto delle notevoli resistenze interne, principalmente da parte della grande industria e di settori delle forze armate.

Dalla stampa brasiliana trapela che l’equipe di governo sta lavorando a tre distinti programmi di politica economica, che hanno come comune denominatore una svolta in senso liberista di un’economia tradizionalmente improntata a un approccio piuttosto protezionistico. E questo non potrà non avere pesanti conseguenze per il Mercosur, e per l’Argentina.

Il terminal del porto di Santos

Il primo progetto prevede la riduzione, volontaria e unilaterale, delle tariffe sulle importazioni di svariati beni, da attuarsi nell’arco di quattro anni. Per fare un esempio, elettrodomestici, automobili e prodotti tessili, sui quali oggi grava un dazio che varia dal 20 al 35 per cento, passerebbero al 15. Mentre alcuni beni capitali, oggi tassati al 15, scenderebbero a 10.


La seconda proposta, ancora più radicale, si concentra soprattutto su beni finanziari, informatici e siderurgici, con l’obiettivo di raggiungere un’aliquota del 4 per cento entro il 2021. Sarebbe un taglio brutale, se si pensa che a oggi le percentuali oscillano fra l’8 e il 35 per cento per i beni capitali, fra il 6 e il 25 per l’informatica, e fra l’8 e il 14 nel siderurgico.


Anche il terzo progetto, infine, mira a raggiungere il 4 per cento di qui al 2021 negli stessi settori, sostituendo però il siderurgico con le telecomunicazioni. Per contro, è ancora più marcato verso l’esterno, dato che auspica la riduzione della tariffa esterna comune (Tec) del Mercosur, e l’abolizione totale dei dazi fra i paesi che ne fanno parte e l’Alleanza del Pacifico (di cui fanno parte Messico, Cile, Colombia e Perù).

Una svolta che trasformerebbe il Mercosur da unione doganale a zona di libero commercio. Il percorso è ovviamente ancora all’inizio, ma di sicuro si prospettano tempi caldi per la politica economica in Sudamerica.

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