Se è vero che carne è sinonimo di Argentina, i dati recenti spiegano che l’attuale crisi sta colpendo uno dei simboli, una delle principali abitudini alimentari. È la camera di commercio dei produttori di carne e derivati (Ciccra) a segnalare che nel primo trimestre del 2019, il consumo procapite di quella bovina è stato di 49,6 chilogrammi.

Il fenomeno era comunque evidente già nei mesi scorsi, quando si è cominciato a parlare di crisi che sta modificando l’alimentazione degli argentini. Alla base, gli alti livelli di inflazione con i prezzi della carne in aumento. Di qui alla diminuzione dei consumi del 13,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018. Dati che, spiegano gli addetti ai lavori, fanno registrare il consumo più basso degli ultimi cinquant’anni.

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Negli ultimi quattro anni l’indice dei prezzi è salito del 185,7 per cento, ma non c’è stato un pari aumento dei salari (+138,2 per cento) generando una diminuzione del potere d’aquisto pari al 16,6 per cento.


Dal dicembre del 2015 il prezzo della carne bovina è salito del 134,1 per cento, quella di pollo del 154,6 mentre il prezzo medio della carne di maiale è salito del 126,8 per cento. Pollo e maiale, dunque, risentono meno della caduta dei consumi in quanto, effetto del tradizionale minor prezzo, fungono da ‘sostituti’ della carna bovina.

Se questa è la situazione del mercato interno, va decisamente meglio sul fronte dell’export. Secondo il ministero dell’Agroindustria, solo nel mese di febbraio del 2019 sono state esportate 33.012 tonnellate di carne bovina con un aumento del 57,8 per cento rispetto allo stesso mese del 2018.

Il saldo del primo bimestre è positivo per il 45,4 confrontato all’identico periodo dello scorso anno. Le 65.777 tonnellate che hanno varcato i confini dell’Argentina fanno del primo del 2019 il migliori bimestre dal 2005, cioè prima che i governi kirchneristi restringessero l’export di carne.

Export che fa bene in termini di valuta straniera che entra nel circuito finanziario del paese. Sono 324,6 i milioni di dollari derivanti dalla vendita all’estero di carne bovina, con un +24,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018. Con il mercato cinese che risulta sempre più vitale per l’agroindustria del paese: 6 dollari su dieci arrivano dalla Cina, che intercetta i due terzi delle esportazioni.

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