L’Argentina ha perso quasi un milione di capi di bovini nel 2020, secondo gli ultimi dati del ministero dell’Agricoltura. Lo stock raggiunto lo scorso anno si è fermato a 53.517.534 di capi, quindi 943.265 in meno rispetto all’anno precedente. È un contesto che vede sullo sfondo il particolare momento storico globale nonché lo stato di recessione perdurante del paese. E che, secondo i produttori, potrebbe ulteriormente peggiorare a causa delle recenti restrizioni all’esportazione di carne.

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I dati degli addetti ai lavori evidenziano che negli ultimi anni lo stock di bovini in Argentina era in recupero dopo il blocco all’export tra il 2006 e il 2009 subendo, però, una frenata già nel 2018. Dell’intera ‘popolazione’ bovina del 2020, per quasi 23 milioni è rappresentanto da vacche adulte, 7,6 milioni le giovenche, 2,3 milioni i vitelli e vitelle tra i 16 mesi e i tre anni e 14,2 milioni tra i 12 e i 15 mesi.

La diminuzione dello stock di capi di bovini in Argentina si verifica in un momento che segnava record di esportazione, soprattutto verso la Cina, calo del consumo interno come conseguenza di inflazione, savlutazione e recessione e, secondo gli operatori del settore, in assenza di sufficienti piani a livello governativo per spingere l’aumento della produzione. La principale richiesta dei produttori resta il superamento dei limiti all’esportazione che possa riaprire il mercato esterno in un momento di domanda globale a buoni livelli.


Nel mese di giugno, l’ultimo con dati certi, per effetto delle restrizioni l’export di carne bovina è sceso del 44,7 per cento nei volumi e del 40,3 per cento in termini di valore, nonostante l’aumento dei prezzi internazionali nella media dell’8 per cento.

La vendita all’estero si è fermata a 49.685 tonnellate contro le 88.742 del mese precedente. Significa 159.971.000 di dollari contro i 267.818.000 di maggio, 107.847.000 in meno. A tutto vantaggio dei competitor regionali, come l’Uruguay che, nello stesso mese, ha visto crescere le vendite all’estero del 21 per cento.

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