Per l’economia argentina gli scenari sembrano cambiare rapidamente. È di appena due mesi fa la previsione del Fondo monetario internazionale, segnalando una perdita del prodotto interno lordo del 2020 nell’ordine del 5,7 per cento. Ora, però, complice soprattutto le misure di contenimento della pandemia di coronavirus che stanno frenando l’attività economica ormai dal 20 marzo. La nuova stima del Fmi, contenuta nel report ‘A crisis like no other, an uncertain recovery‘, è più netta: l’Argentina perderà 9,9 punti di Pil, effetto anche della grave crisi finanziaria del paese, alle prese con negoziati per la ristrutturazione del suo debito.

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Per la ripresa l’Argentina dovrà attendere il 2021, con un aumento dell’attività economica stimato al 3,9 per cento, più contenuto rispetto al 4,4 pronosticato nella precedente analisi dei tecnici del Fmi. Di certo c’è il 5,4 per cento già perso nei primi tre mesi dell’anno in corso, quindi solo parzialmente influenzato dalle misure anti Covid varate dal governo di Buenos Aires (Pil e disoccupazione in Argentina: pesante già il primo trimestre 2020 pre-pandemia).

Il Fondo monetario disegna quindi uno scenario peggiore rispetto all’ultimo calcolo dell’Ocse che per l’Argentina prevede un calo del Pil tra l’8,5 e il 10 per cento, facendolo dipendere nella misura da una eventuale seconda ondata di contagi. L’organizzazione di Parigi promuove l’esecutivo guidato da Alberto Fernández in merito al contenimento del coronavirus, ma aggiunge che le misure adottate “hanno anche ridotto la capacità produttiva e la domanda interna”.


Dei primi di giugno è, infine, l’analisi realizzata dalla Banca mondiale, secondo la quale l’Argentina nel 2020 perderà il 7,3 per cento del suo prodotto interno lordo, con un ritorno alla crescita nel 2021, seppure al 2,1 per cento. La stima della World bank tiene conto in particolare del calo della domanda delle esportazioni così come dell’incertezza sull’esito dei negoziati sul debito.

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