L’economia argentina fa i conti con tre fattori negativi che, combinandosi, danno luogo a un calo significativo dell’attività economica del paese. Alla recessione che frena il paese dalla metà del 2018 e all’inflazione alta si aggiungono le conseguenze dell’emergenza sanitaria con relative misure di contenimento. L’ultimo dato ufficiale disponibile dell’Indec, il locale istituto nazionale di statistica, è relativo al mese di maggio 2020 e indica in -20,6 per cento la caduta del prodotto interno lordo argentino rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

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Questo è avvenuto nonostante un 10 per cento di crescita rispetto al mese di aprile. Una parziale ripresa, spiegano gli addetti ai lavori e l’Indec, effetto soprattutto della flessibilizzazione delle misure di contenimento del Covid che ha portato alla riapertura di alcune attività produttive e commerciali che non rientrano in quelle tradizionalmente considerate essenziali. Il dato aggregato dei primi cinque mesi del 2020 parla di un crollo del Pil pari al 13,2 paragonato all’identico spazio temporale del 2019.

I settori economici maggiormente in calo vedono in cima alla lista il turismo (fondamentela per l’Argentina) con -74,3 per cento, l’edilizia (-62,2), industria (-25,7), commercio (-20,9). Sorprendente il dato relativo al settore della pesca, unico positivo, con addirittura un +61,5 per cento su base annuale.


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