Nella totale incertezza sull’andamento futuro del coronavirus in Argentina, continuano le stime sulle conseguenze sull’economia nazionale derivanti dalla diminuzione di produzione, scambi commerciali e consumi. Nella sua ultima analisi, la Banca Mondiale ha previsto, per il 2020, una caduta del prodotto interno lordo del 7,3 per cento, più o meno in linea con il resto della regione. Il ritorno alla crescita nel 2021 – + 2,1 per cento – dovrebbe essere una certezza, pandemia permettendo. Ora è l’Ocse a tracciare un quadro orientato a maggiore pessimismo.

Secondo l’organizzazione parigina, per l’impatto del coronavirus, l’Argentina subirà una perdita di Pil tra l’8,3 e il 10 per cento. Il paese sudamericano, difatti, è stato colpito dalla pandemia in un momento in cui era già in recessione e peraltro interessato da grande incertezza per la necessità di ristrutturare il suo debito estero. La forbice così ampia, spiegano gli analisti, è legata dal presentarsi o meno di una eventuale seconda ondata di contagi.

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L’Ocse riconosce a Buenos Aires l’efficacia delle misure adottate dal governo per il contenimento del virus che, tuttavia, “hanno anche ridotto la capacità produttiva e la domanda interna”.


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Fonte: sito Ocse

A emergenza passata, però, aggiunge l’Ocse, l’Argentina si troverà a dover gestire l’aumento di disoccupazione – problematica che interesserà la quasi totalità dei paesi – e la caduta del reddito delle classi più vulnerabili. Un ruolo fondamentale, conclude l’Ocse, sarà quello degli investimenti, “ma è legato alla riuscita della ristrutturazione del debito pubblico”.

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