La crisi che ha investito ancora una volta l’Argentina è tutta nella mani del governo Macri, che lavora a misure d’urgenza per mettere in sicurezza il paese e ridare fiducia ai mercati. Finora, gli investitori pubblici e privati si sono mostrati scettici davanti alle prime mosse dell’esecutivo. Ma la speranza del governo è che il Fondo monetario internazionale accetti le richieste di accelerazione del prestito Stand By di 50 miliardi di dollari accordato a giugno.

Per questo, il ministro dell’Economia, Nicolás Dujovne, martedì si è recato a Washington per tentare di ottenere un aiuto più rapido del previsto. Le notizie, sul fronte del dialogo bilaterale, sembrano dare qualche frutto.


I colloqui tra Fmi e autorità argentine per un “rafforzamento del programma di assistenza finanziaria” a Buenos Aires hanno fatto registrare “progressi” che si spera possano portare a una chiusura rapida del negoziato. È ciò che ha dichiarato il direttore del Fondo in una nota diffusa al termine dell’incontro con Dujovne. In sinstesi la richiesta di Buenos Aires, a causa del rapido deterioramento del quadro economico in soli due mesi, è quella di una “flessibilizzazione” dell’accordo, che in origine prevedeva esborsi scaglionati a fronte del compimento progressivo delle mete fiscali pattuite.

La riunione era stata indetta con il proposito di “trovare il miglior modo di assistere l’Argentina a fronte della ripresa della volatilità internazionale e del difficile contesto economico globale”. L’obiettivo comune, come segnala il comunicato, è quello di giungere a una “rapida conclusione” nella definizione degli aspetti tecnici “in modo da presentare una proposta al direttorio”. Si tratta, dunque, di una ulteriore manifestazione di sostegno al governo Macri, la cui urgenza principale in questo momento è quella di rassicurare i mercati sulla solvibilità del programma di riequilibrio fiscale che sta portando avanti.

Un eventuale ‘sì’ del direttorio alla richieste dell’esecutivo argentino cambierebbe lo schema previsto in precedenza dal Fondo. Dopo aver già incassato 20 miliardi in due tranche, ora chiede un esborso anticipato degli altri 30 per coprire le esigenze fiscali del 2019, in cambio di un’accelerazione del programma di risanamento che punta al “deficit zero” già a partire dal prossimo anno. Sui tempi – informazione necessaria a rassenerare creditori e investitori – lo stesso ministro Dujovne ha dichiarato che si aspetta una ratifica del Board entro la seconda metà di settembre. Resta solo l’incertezza sui numeri, se cioè il Fondo elargirà i 30 miliardi come richiesto dal governo o un’altra tranche da venti.

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