L’attuale preoccupante congiuntura economico-finanziaria ha portato il presidente Mauricio Macri a rivedere l’organizzazione dell’esecutivo. In linea con la riduzione della spesa pubblica – e per un maggiore controllo della gestione del team di ‘comando’ – il mandatario ha deciso di snellire il governo. Meno ministeri, alcuni dei quali declassati al rango di segreterie di Stato. Di qui anche qualche avvicendamento nei ministeri chiave e una partita ancora tutta da giocare tra Cambiemos (la sigla di riferimento di Macri) e i radicali legati alla senatrice Carriò.

Intanto, sul piano strettamente economico, finora a nulla è valso l’aumento di 15 punti percentuali del tasso di interesse deciso dalla Banca centrale argentina per cercare di raffreddare la dollarizzazione dei portafogli. La fortissima svalutazione si sta già ripercuotendo sulla catena di distribuzione dei supermercati, alcuni dei quali hanno sospeso le vendite in vista di un aumento automatico dei prezzi. Alcune delle principali catene inoltre dichiaravano sospettosamente fuori servizio il servizio di pagamenti con carta di credito.


In questo contesto, tra le organizzazioni sociali si sta diffondendo anche un appello alla mobilitazione contro la crisi economica e la svalutazione che già colpisce in modo diretto le tasche dei cittadini. Iniziative di protesta che verrebbero a sommarsi a quella già indetta dai docenti universitari che reclamano un aumento salariale adeguato all’inflazione.

Notizie negative anche sul fronte dell’attività industriale, con la conferma della tendenza alla riduzione. Le piccole e medie imprese, per il mese di luglio, hanno fatto registrare una caduta del 7,3 per cento su anno, confermando il calo dell’attività produttiva generale segnalato nei giorni scorsi. La produzione tocca in questo modo il punto più basso dall’inizio della serie statistica avviata dalla Camera argentina delle Pmi nel 2008. Significativa la discesa anche nei confronti del mese di giugno, con un segno negativo del 4,4 per cento.

Il rilevamento, effettuato presso 300 imprese, segnala inoltre che si tratta di un panorama generalizzato a tutta l’industria e che nessuno degli undici settori considerati presenta un segno positivo. Aumenta invece la competitività grazie soprattutto alla svalutazione della divisa locale. In questo senso è migliorata la redditività del 38 per cento delle imprese, soprattutto tra quelle che esportano.

Altro tema caldo la disoccupazione in aumento. Gli ultimi dati – giugno – evidenziano che in Argentina si sono persi 21mila posti di lavoro rispetto al mese precedente e 106.600 in meno nei primi sei mesi dell’anno. Sono le preoccupanti cifre sull’occupazione diffuse dal ministero del Lavoro. Alla diminuzione dell’occupazione si aggiunge una diminuzione del salario reale, sempre nel mese di giugno, stimata al 4,3 per cento, prodotto di un aumento salariale in media del 23,9 per cento a fronte di un’inflazione accumulata del 29,5 per cento.

Le maggiori perdite di posti si concentrano nel lavoro dipendente del settore privato, con una contrazione equivalente a 13.100 impieghi, a fronte dei 5.700 posti persi nel settore pubblico. I settori che hanno sofferto la maggior caduta del livello di impiego sono il manifatturiero, turismo e costruzione. Le ultime statistiche ufficiali sul livello di disoccupazione totale sono relative al primo trimestre e s attestano al 9,1 per cento. Tenendo conto del forte peggioramento del quadro macroeconomico di questi ultimi due mesi tuttavia è facilmente prevedibile una tendenza in ulteriore aumento della disoccupazione.

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