Sull’Argentina c’è il primo segnale dei mercati, seppure parziale, e incoraggia il nuovo governo guidato da Alberto Fernández. Sullo sfondo, il pacchetto di misure economiche adottato dall’esecutivo per quella che è stata definita “riattivazione produttiva”. Nell’ultima giornata di scambi, sia il mercato azionario che quello obbligazionario sembrano avere riposto positivamente.

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Sul primo versante è stato registrato un rialzo del 5,9 per cento, mentre i titoli di stato in pesos hanno segnato un +14 per cento contro il 7,5 di quelli in dollari. Positiva la ricaduta sullo spread: il differenziale rispetto ai buoni del Tesoro Usa è calato a 1.809 punti base. Una performance considerevole rispetto ai livelli di allarme successivi alle elezioni primarie di agosto che avevano visto trionfare il blocco peronista, spaventando mercati e investitori. In quelle settimane lo spread aveva raggiunto anche la quota di 2.600 punti base.

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Il provvedimento, approvato in seconda battuta dal senato il 21 dicembre, dichiara l’emergenza economica e fiscale e attribuisce al governo deleghe e facoltà speciali. Tra le misure, è compreso un forte deterrente alla fuga di capitali, consistente in una tassa del 30 per cento sull’acquisto di divisa straniera, includendo anche le spese su estero con carta di credito. Sul fronte tributario la legge impone maggiori ritenute alle esportazioni di prodotti primari di produzione argentina sia di origine agricola che estrattiva.


Il parlamento argentino approva la legge di emergenza economica e sociale

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