Il governo degli Stati Uniti cambia idea sull’imposizione di dazi del 25 per cento alle importazioni di acciaio e del 10 per cento a quelle di alluminio dall’Argentina. La misura era stata minacciata direttamente da Donald Trump via twitter i primi di dicembre, a pochi giorni dall’insediamento dell’esecutivo guidato da Alberto Fernández. Non letta necessariamente in chiave politica giacché parlava di provvedimento analogo verso l’import degli stessi prodotti dal Brasile, col quale le relazioni di Washington sono di dichiarata sintonia.

Il passo indietro del governo Usa è stato annunciato dal ministro degli Esteri argentino, Felipe Solá, rivelando che il suo paese non figura più nella lista ufficiale dei paesi colpiti dall’atto di chiara portata protezionista. Il governo di Buenos Aires si intesta il risultato, segnalando che è dovuto al lavoro dell’ambasciata argentina negli Stati Uniti. Tuttavia, l’ambasciatore argentino a Washington, Jorge Arguello, ha sottolineato che l’esenzione riguarda esclusivamente le materie prime e non i prodotti derivati.

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Lo stesso Solá aveva in precedenza informato di “un dialogo costante con Washington, i nostri funzionari sono permanentemente in contatto telefonico”, ipotizzando un possibile superamento dei dazi annunciati da Trump.


Nel 2018, l’Argentina aveva ottenuto un tetto di export verso gli Stati Uniti di 180mila tonnellate annue a dazi zero, sia per acciaio che per alluminio. I volumi di esportazione sono considerevoli: 200mila tonnellate di acciaio nel 2017, contro la media delle 133mila tonnellate del triennio precedente. Nello stesso anno, l’alluminio di produzione argentina inviato negli States aveva raggiunto il picco di 260mila tonnellate.

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