Il governo dell’Argentina paga la prima tranche concordata con i creditori del Club di Parigi, a seguito dell’intesa raggiunta nei mesi scorsi in vista di un, ancora lontano, accordo di ristrutturazione del debito di oltre 2,4 miliardi di dollari. Si tratta di 231 milioni di dollari e rientrano negli impegni in valuta estera presi da Buenos Aires con diversi partner internazionali, tra cui il Fmi. A quest’ultimo, nei prossimi giorni, un pagamento di 350 milioni di dollari per la quota interessi.

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Martín Guzmán

L’operazione è conseguenza dei risultati raggiunti dal ministro dell’Economia argentino, Martín Guzmán, nel corso dei tour in Europa che lo hanno visto impegnato anche col presidente, Alberto Fernábdez. Una agenda fitta, nelle principali capitali europee, che ha portato all’intesa di concedere all’Argentina fino al 31 marzo per rinegoziare il debito di 45 miliardi di dollari con il Fondo monetario internazionale. Per poi ristrutturare le pendenze col Club di Parigi senza che venga dichiarato il default.

Fino ad allora, a fine febbraio, all’Argentina toccherà versare una seconda quota, pari a 199 milioni di dollari mentre sul debito restante continueranno ad applicarsi interessi del 9 per cento, tasso deciso da un precedente accordo del 2014 dopo il default conseguenza dello storico crack del 2001-2002.


I destinatari del pagamento attuale di 231,4 milioni di dollari è a vantaggio di Germania, Giappone, Stati Uniti, Spagna, Francia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Israele, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia e Svizzera. Stando alle informazioni ufficiali, a ottenere quote maggiori sono la tedesca Euler Hermes, 79,8 milioni di dollari, la Banca giapponese per la cooperazione internazionale, 37,7 milioni, l’americana Exim Bank, 14,5 milioni, e la Swiss Export Risk Insurance, 13 milioni.

Il negoziato tra Argentina e Club di Parigi va avanti. L’obiettivo, non facile, di Buenos Aires è una ristrutturazione che preveda lo slittamento del pagamento del debito residuo. La proposta di Guzmán, tra gli altri punti, prevede tre anni di grazia e la riduzione del tasso di interesse dal 9 per cento all’1 fino al 2023 e all’1,5 tra il 2024 e il 2031. La controparte, però, attende, esigendo che l’Argentina chiuda l’accordo col Fmi a dimostrazione della sua buona fede.

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