Nessuno sconto dal Fondo monetario internazionale: è questo il senso delle parole della numero uno dell’istituto, Kristalina Georgieva, dirette a Buenos Aires. Il Fondo conferma la sua linea: non ci saranno riduzioni del capitale che l’Argentina deve rimborsare, quei 44 miliardi di dollari di credito finora concessi, sui 56 pattuiti con il precedente governo di Mauricio Macri.

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La precisazione ufficiale del Fmi si è resa necessaria dopo le parole della vicepresidente, Cristina Fernández, secondo la quale l’organismo di Washington dovrebbe tagliare la cifra da restituire giacché si tratterebbe, a suo dire, di una linea di credito accordata “in violazione delle sue proprie regole”. La numero due dell’Argentina ritiene che il prestito sia stato concesso in un periodo di fuga di capitali, quindi di fatto diretto a tamponare l’emorragia finanziaria dell’Argentina.

La critica della vicepresidente argentina ha innescato l’intervento del portavoce del Fondo, Gerry Rice, e della stessa Georgieva, confermando la conformità della decisione di concedere il maxi prestito a Buenos Aires alle regole dell’istituto. Escludendo, di conseguenza, qualsiasi richiesta di ‘clemenza’ sull’ammontare dei rientri.


Il compito di analizzare con scrupolo il peso del debito, sottolinea la direttrice del Fondo, “è necessario ma spetta al governo argentino, non al Fmi”. In questi termini, aggiunge, “sosteniamo gli sforzi del governo di stabilizzare l’economia e puntare alla crescita”. Ma niente di più, come ha precisasto Rice, riferendosi alla richiesta di taglio del capitale: “Non è condsentito dallo statuto e non solo nel caso dell’Argentina”.

Se la priorità del governo argentino è ora quella della ristrutturazione del debito con i creditori privati (con la speranza di chiudere un accordo entro il 31 marzo a fronte di prime grandi scadenze da aprile), la pendenza con il Fmi non è da sottovalutare. La prima scadenza con Washington è, difatti, a settembre 2021 con somme più consistenti nel 2022 e 2023.

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Martín Guzmán, ministro dell’Economia argentino

Che, al di là di quanto stabiliscono statuto e procedure, il Fondo monetario non voglia e non possa mollare la presa su Buenos Aires è spiegato con chiarezza dai numeri. I 44 miliardi di dollari prestati all’Argentina corrispondono al 43 per cento del totale dei prestiti al momento attivi e al 6,5 per cento del suo capitale. Secondo il Fmi, l’Argentina dovrebbe piuttosto tagliare del 20 per cento il capitale ai creditori privati.

L’Argentina è il principale debitore del Fondo monetario internazionale, seguita da Egitto, Ucraina, Pakistan e Grecia: messi insieme, questi cinque paesi rappresentano il 77 per cento dei crediti Fmi attualmente in essere, corrispondendo al 15 per cento del capitale dell’organismo e al 10 per cento della sua capacità di prestito.

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