L’Argentina rilancia: il governo di Buenos Aires ha prorogato al 2 giugno 2020 l’offerta di ristrutturazione del debito estero presentata lo scorso mese ai creditori privati internazionali (“Non possiamo pagare fino al 2023”. Debito Argentina, l’offerta di ristrutturazione ai creditori privati). Il fine, spiega una nota del ministro dell’Economia, Martín Guzmán, è quello di proseguire il negoziato con gli investitori alla ricerca di una sintesi che possa anche garantire la sotenibilità del passivo argentino.

Il tutto avviene in una situazione dei default selettivo: il 22 maggio è terminato il periodo di grazia di trenta giorni sul pagamento di interessi del bond Global pari a 503 milioni di euro, che già settimane prima della scadenza il governo aveva annunciato che non avrebbe onorato.

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Per andare a buon fine, l’offerta dovrà essere accettata dall’85 per cento dei possessori di titoli emessi prima del 2016 e dal 66,6 per cento dei possessori di titoli emessi dopo il 2016. L’offerta di base di Buenos Aires prevede una moratoria del debito fino alla fine del 2023 nonché una riduzione del 62 per cento degli interessi e del 5,4 per cento del capitale. Rispettivamente si tratta di 37 e 3,6 miliardi di dollari su un totale di 66,2 miliardi dell’intero debito.


La decisione dell’Argentina, orientata al confronto e non alla chiusura, ha ottenuto il favore dei mercati. Il segnale è arrivato da Wall Street dove le azioni delle società argentine quotate nella Grande mela hanno registrato un aumento fino al 7,4 per cento e i titoli argentini in dollari fino al 4,4.

Sullo sfondo, le prime mosse dei grandi fondi di investimento che a Buenos Aires hanno già inoltrato le loro richieste (Debito Argentina, le tre controproposte dei creditori sulla ristrutturazione). Nel frattempo, fanno sapere di essere soddisfatti dell’estensione del termini chedendo, tuttavia, concretezza e soluzioni accettabili.

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