Debito Argentina – “È l’ultimo sforzo che possiamo fare”: sono le parole del presidente, Alberto Fernández, dopo la notizia del rifiuto dei tre principali gruppi di creditori dell’Argentina, che hanno rifiutato l’offerta del governo di Buenos Aires sulla ristrutturazione del debito di oltre 66 miliardi di dollari sotto legislazione straniera. I negoziati, dunque, ancora una volta costretti a un nuovo stop e a un nuovo round di contatti per avvicinare le posizioni.

Il ‘no’ alla proposta avanzata dall’Argentina lo scorso 6 luglio è arrivato dai creditori riuniti nei tre gruppi Ad Hoc Argentine Bondholder Group, Exchange Bondholder Group e Argentine Creditor Committee. Al loro interno figurano i fondi di investimento tradizionalmente più intransigenti, che rispondono ai nomi di Blackrock, Monarch, Fidelity, Gramercy e Greylock.

debito argentina rifiuto offerta fondi creditori controproposta

Insieme dichiarano di rappresentare più di un terzo dei titoli sottoposti a ristrutturazione. In questi mesi di negoziati è la prima volta che una fetta importante della controparte si mostra compatta condividendo una comune richiesta: migliorare le condizioni economiche e legali dell’offerta. E sono gli stessi rappresentanti dei possessori di titoli ad avanzare una controproposta.


Se sul piano legale le difficoltà al momento risiedono sulle soglie di adesione allo scambio di titoli, su quello strettamente economico, la differenza tra l’offerta argentina e l’ultima controproposta dei creditori è di tre dollari: 56,5 ogni cento chiesti dai creditori a fronte dei 53,5, limite massimo proposto da Buenos Aires. La cifra argentina, sottolineano i fondi “non è all’altezza di una proposta che possa essere accettata”.

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I comitati dei creditori si dicono convinti che la loro ultima mossa possa portare a nuove concessioni da parte dell’esecutivo a un accordo che “fornirà un percorso verso un futuro economico sostenibile per il popolo argentino”. Di sicuro l’obiettivo dell’Argentina è evitare il default e per questo, segnala Fernández in diretta tv, “continueremo a negoziare ma tenendo presente che l’Argentina ha fatto uno sforzo enorme ed è difficile proporre una offerta migliore”.

Toni diversi quelli del ministro dell’Economia, Martín Guzmán, secondo il quale “questo gruppo di creditori” difetta di “comprensione dei limiti che affronta l’Argentina”. Tuttavia, “non siamo qui per litigare ma per risolvere un problema enorme nel quale è stato lasciato il paese, ed è con questa vocazione che abbiamo presentato un’offerta definitiva che rappresenta il nostro massimo sforzo”.

“Qui c’è un paese, ci sono famiglie, persone. Accettare quello che chiedono alcuni creditori significherebbe sottoporre la società argentina a maggiori angosce e non lo faremo. Continuiamo a sperare che prevalga la buona fede da parte dei creditori”, ha concluso il titolare dell’Economia.

La preoccupazione manifestata dal presidente Fernández è che accontentare ulteriormente i creditori potrebbe significare mettere a rischio la spesa sociale, pericoloso soprattutto per un paese in recessione dalla metà del 2018 e con una economia al momento soffocata dall’emergenza sanitaria. “Sostenibilità del debito – ha chiarito l’inquilino della Casa Rosada – significa poter pagare nel tempo e non sottoporre a ulteriori sacrifici le fasce più vulnerabili della popolazione. Non vogliamo truffare nessuno”.

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