Debito Argentina – I primi segnali dopo l’offerta presentata dal governo argentino ai creditori privati sono arrivati dal mercato Usa, il giorno dopo, con il rischio paese in calo del 15 per cento e aumenti per i titoli e le azioni argentine quotate a Wall Street. Non sulla stessa linea, però, i grandi fondi internazionali in possesso di titoli di stato emessi da Buenos Aires sotto legislazione straniera. E tornano le parole del ministro dell’Economia, Martín Guzmán, quando all’atto della presentazione della proposta ai creditori ha dichiarato che “ci saranno attori che giocheranno forte, ci sono molti interessi in gioco e i nostri creditori cercano di ottenere più di quello che possiamo pagare”.

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Il ministro dell’Economia Guzmán e il presidente Fernández

La reazione dell’esecutivo al primo, seppure informale, no dei fondi suona quasi come un ‘non c’è altra scelta’, avvertendo che in caso di non accettazione dell’offerta di ristrutturazione avanzata da Buenos Aires, il paese “non sarà nelle condizioni di pagare in forma regolare il suo debito, con conseguente rischio default”.

Di default ha parlato espressamente Standard & Poor’s, il cui parere è stato raccolto dall’Agenzia Nova. “La proposta prevede che i creditori accettino un taglio sia in termini di capitale che di interessi e per noi questo è un default”, fanno sapere dall’agenzia di rating americana. Tuttavia, aggiungono, “sebbene non adotteremo adesso nessun cambiamento nel rating consideriamo che l’offerta di scambio avviene sotto condizioni sfavorevoli (distressed exchange)”.


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In merito all’offerta di ristrutturazione del debito argentino, il punto di vista dei fondi è orientato alla contrarietà, chiedendo di avviare un negoziato “in buona fede”. L’Argentina Credit Committee (Acc), compagine che riunisce i principali fondi di investimento internazionali tra cui Blackrock e Fidelity, ritiene che “il criterio di scaricare sulle spalle dei creditori stranieri non è il modo corretto di arrivare a una soluzione sostenibile”.

Come spiegato dal Wall Street Journal, l’Acc non ritiene accettabile la proposta fatta dall’Argentina giacché “l’offerta è molto al di sotto delle aspettative” sottolineando che “non c’è stata una discussione signficativa” avendo il governo argentino agito in modo unilaterale. La mossa dei rappresentanti dei creditori privati, nella sostanza, stimola l’esecutivo di Alberto Fernández a intraprendere la via del negoziato che, secondo le previsioni, andrà avanti fino alla seconda metà di maggio.

“Non possiamo pagare fino al 2023”. Debito Argentina, l’offerta di ristrutturazione ai creditori privati

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