Il rischio paese dell’Argentina torna a salire, raggiungendo livelli massimi dallo scorso giugno. Gli analisti collegano la condizione argentina alla cautela degli investitori a fronte delle nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina, oltre all’approssimarsi delle elezioni primarie dell’11 agosto che daranno un primo responso sulla direzione politica del paese.

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L’indice elaborato da Jp Morgan, calcolato rispetto ai buoni statunitensi, è salito di 14 unità arrivando a 829 punti base, comunque più basso dei 1.014 che, i primi giorni di gugno, hanno segnato il livello più alto dal 2014. C’è un clima di prudenza nel mercato a causa del clima globale e delle elezioni, che porta a un minore volume di scambi, spiegano gli opertori finanziari.

Non va dimenticato che gli investitori attendono le elezioni di ottobre dalle quali dipendereanno scelte economiche fondamentali, che saranno in buona parte diverse, a tratti opposte, a seconda del vincitore. Ritengono, difatti, che una rielezione di Macri porterà alla realizzazione di riforme considerate essenziali per competitività e credibilità del sistema economico argentino.


Al contrario, il timore è un ritorno alla ‘chiusura’ rispetto ai flussi globali conosciuta soprattutto con il secondo mandato di Cristina Fernández.

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Intanto, Standard & Poor’s ha mantenuto la categoria B per il debito sovrano dell’Argentina in divisa straniera. La decisione dell’agenzia di rating ha così inteso premiare la stretta osservanza da parte dell’esecutivo di Buenos Aires degli obiettivi di risanamento fiscale concordati con il Fondo monetario internazionalenell’ambito di un programma di assistenza finanziaria da 57,1 miliardi di dollari.

“L’Argentina continua a rispettare gli esigenti obiettivi fissati dall’accordo con il Fmi, nonostante l’economia sia entrata in un secondo anno di recessione e l’incertezza riguardo al risultato degli scrutini di ottobre”. Le prospettive sul lungo termine secondo Standard & Poor’s si mantengono stabili perché “nonostante i rischi derivati da un risultato incerto delle elezioni” il nuovo governo dovrà necessariamente “adottare politiche di stabilizzazione dell’economia”.

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