L’accordo di ristrutturazione del debito con il Fondo monetario internazionale è necessario ma non sufficiente per l’Argentina, che non è comunque esente da un nuovo rischio default. È la sintesi dell’analisi di Moody’s, illustrata dal suo numero due Gabriel Torres. Nelle prospettive dell’agenzia di rating statunitense c’è anche una svalutazione importante.

Torres segnala che “il valore dei titoli argentini è basso e lo spread altissimo” e che “il mercato dà per scontato che l’Argentina avrà bisogno di ristrutturare nuovamente il suo debito”. È per questo che, aggiunge, “manteniamo la nostra valutazione sull’Argentina a un livello che è equiparato al default”.

Lo scenario, almeno secondo Moody’s, per l’Argentina resta complicato anche davanti alle notizie che vedono il governo di Buenos Aires accelerare i negoziati con il Fmi. Una delegazione di alto livello dell’area economica dell’esecutivo è difatti attesa sabato 4 dicembre a Washington, con l’obiettivo di coordinare con i tecnici dell’organismo il piano economico pluriennale che il governo presenterà nei prossimi giorni al parlamento. Annunciato a fine novembre dal presidente Alberto Fernández, pone particolare attenzione al percorso di riduzione del deficit fiscale, al volume di emissione monetaria, e al programma di lotta all’inflazione.


Torres, tuttavia, ritiene che il nuovo accordo sul quale stanno lavorando Argentina e Fmi per ristrutturare il debito di tipo Stand-by di oltre 44 miliardi di dollari, chiesto e ottenuto nel 2018 dal governo di Mauricio Macri, è una misura “necessaria ma non sufficiente” per il recupero della credibilità del paese sui mercati internazionali.

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A suo avviso, l’Argentina non potrà onorare le sue scadenze in dollari a partire dal 2024 “perché non ha accesso ai mercati e se questa condizione non cambia finirà in default”. Entrando in default con il Fmi, “si presenterà un nuovo problema: neanche gli altri organismi multilaterali concederanno prestiti”. Tuttavia, giungere a un accordo con il Fondo avrà una reazione positiva “ma solo iniziale” perché permarrà l’incognita sulla reale realizzazione del piano economico promesso all’istituto e se lo stesso piano sarà consistente” davanti alle problematiche macroeconomiche del paese.

L’analisi di Moody’s, infine, considera probabile un aumento dell’inflazione anche nel 2022. L’errore attuale, sottolinea, è tentare di controllare e ridurre il tasso di inflazione solo attraverso il tipo di cambio, senza accompagnarlo con le altre opportune misure fiscali e monetarie. “In questo modo si regge per un tempo limitato fino al momento in cui le riserve diminuiscono, arriva una brusca svalutazione e l’inflazione riprende ad aumentare”, aggiunge Torres. Concludendo sulla necessità di dare continuità a tutte le politiche economiche necessarie.

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