Un giorno nero per l’Argentina, dopo le primarie per le elezioni presidenziali e politiche parziali del 2019 dove netta è stata l’affermazione dell’opposizione kirchnerista. I mercati hanno, sin da subito, nella giornata di lunedì 12 agosto, mostrato la loro totale diffidenza per un futuro politico incerto. Agli occhi degli investitori, l’Argentina è un paese a rischio per la sua economia e finanza pubblica.

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Per i mercati c’è differenza tra l’impostazione politica ed economica di Mauricio Macri e quella di Alberto Fernández. Il rischio paese, misurato da Jp Morgan, è salito addirittura del 68,2 per cento raggiungendo 1.467 punti base. Una giornata confusa, densa di nervosismo sia nella Borsa di Buenos Aires che a Wall Street, dove le aziende argentine sono scese in picchiata, fino a perdere il 60 per cento del valore.

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Jp Morgan misura il rischio paese dell’Argentina come differenziale rispetto ai buoni del tesoro decennale degli Stati Uniti. Il livello raggiunto ieri è il più alto degli ultimi dieci anni, dal 1.474 del 18 maggio del 2009.


In aumento del 10 per cento anche il costo di assicurazione del debito argentino a cinque anni, arrivando ai 938 punti, chiaro segnale della preoccupazione degli investitori circa un possibile ritorno a uno schema di economia interventista in caso di sconfitta di Macri il prossimo 27 ottobre.

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Sale anche il credit default swap del debito argentino, toccando i 1.955 punti, cioè quasi il doppio dei 1.017 di venerdì, prima delle elezioni primarie Paso.

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