Fare affari in Argentina, come? Dopo il recupero del 2017, anno in cui è stata la terza economia dell’America Latina, l’Argentina è ora alle prese con una profonda crisi finanziaria, legata essenzialmente al drastico calo del peso. Come emerge da una brillante analisi di Claudio Cirocco del gruppo Tmf, quello argentino è oggi un mercato considerato ad alto rischio dagli investitori, preoccupati soprattutto dalla capacità anti-inflattiva del governo di Buenos Aires.

Il report si concentra, in particolare, su dieci aspetti strutturali del paese, rilevanti per chi volesse espandervi i propri affari, orientandosi in realtà spesso non agevoli per i businessman.


Si pensi, ad esempio, che la Banca mondiale classifica l’Argentina al 117mo posto (su 190) nel facilitare l’inizio di un’attività economica. Una posizione ben al di sotto della media Ocse, ma tuttavia in linea con quella degli altri paesi latinoamericani, e caraibici.

La cosa in assoluto più complicata è comunque ottenere un permesso di costruzione, per il quale in media occorre quasi un anno (347 giorni) e 24 procedure differenti, quasi tutte costose. Un po’ più semplice è ottenere l’allaccio alla rete elettrica, per cui occorre far domanda all’Edesur, il gestore della rete. L’attesa può durare anche 45 giorni, ai quali va aggiunto un altro mese e mezzo per i controlli e i lavori necessari, che a volte rendono il tutto veramente molto complesso.

Non male nemmeno l’iter per la registrazione di una proprietà, che richiede sette diverse procedure e una media di poco più di 50 giorni, vale a dire una decina di giorni in meno rispetto agli altri paesi dell’area. Va detto, però, che prima di iniziare occorre essere già in possesso di tutta una serie di certificazioni, che ovviamente concorrono a far aumentare tempo e costi.


Secondo la Banca mondiale, l’Argentina è il 77mo Stato al mondo nella facilità di accesso al credito: una posizione lusinghiera, considerando l’attuale contingenza. Qui però ci sono quattro complessi iter burocratici da adempiere, e inoltre i costi (dati gli alti tassi di interesse) possono essere veramente molto onerosi. Non molto elevata nemmeno l’efficienza nella protezione degli investitori, che tuttavia è in linea con quella degli altri paesi sudamericani.

Un grosso ostacolo, invece, è costituito dall’adempimento degli oneri fiscali. Pagare le tasse in Argentina è una cosa complicata, con una media di nove pagamenti all’anno e oltre 300 ore di lavoro da dedicare. Le imposte sono molto alte, e spesso si sovrappongono, costituendo così un grosso ostacolo per le attività imprenditoriali.

Ugualmente negativa la situazione per quanto riguarda il grado di apertura al commercio internazionale, campo in cui l’Argentina rimane uno dei paesi meno efficienti dell’area. Qui, però, la partita pare del tutto aperta, poiché da tempo il governo di Buenos Aires ha avviato una serie di riforme di promozione di accordi commerciali, ottimizzazione dei flussi, e diversificazione dell’export e dei mercati di importazione. Emblematica, al riguardo, la rimozione delle tariffe sui prodotti tecnologici.

Ultimo, un problema molto sentito anche alle nostre latitudini. I tempi della giustizia, a oggi ancora lunghi: quasi mille giorni (in media 995 per la precisione) per risolvere le controversie in tribunale, e due anni e mezzo afinché le procedure di insolvenza vengano risolte nelle aule di tribunale.

Oro, è il terzo prodotto più esportato dall’Argentina. Settore in crescita

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