Il Fondo monetario internazionale, nell’ambito dell’accordo di aiuto finanziario Stand-by, suggerisce, nell’ultimo report sulla situazione argentina, al governo di Buenos Aires di intervenire con misure di riforma per raggiungere l’obiettivo dell’azzeramento del deficit.

Con la premessa di ridurre la spesa pubblica, anche con rinunce sul piano delle opere pubbliche, la prima leva sulla quale i tecnici del Fmi chiedono di intervenire è quella fiscale, nel caso in cui si dovessero verificare necessità di bilancio. Il che vuol dire l’aumento dell’Iva per alcune categorie di prodotti e maggiori riduzioni di agevolazioni fiscali. Oltre, s’intende, al ricorso a una più efficace lotta all’evasione fiscale. Il documento del Fmi stima l’evasione al 33 per cento, una delle più alte della regione, pari al 3,7 per cento del Pil.

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Uno degli obiettivi principali dell’accordo tra Argentina e Fmi è l’equilibrio di bilancio per il 2019. A tal fine, il governo è già intervenuto diminuendo la spesa pubblica, oltre a prevedere tasse sulle esportazioni di prodotti agrari. Negli ultimi mesi, però, gli introiti fiscali sono cresciuti ma in misura non adeguata all’aumento dell’inflazione.


Nel mese di marzo le entrate fiscali sono aumentate del 37 per cento a fronte di un 51 per cento interannuale dell’inflazione. Situazione che ha allertato gli esperti dell’organismo finanziario.

Tra le varie distorsioni segnalate dal Fondo viene individuato l’abuso del regime fiscale semplificato. Secondo il Fmi, difatti, la più favorevole condizione fiscale tra quello ordinario e quello semplificato ‘monotributo’ ha generato abusi: attualmente sono 3,5 milioni i contribuenti registati ‘monotributistas’ con conseguenti perdite in termini di entrate fiscali.

Tuttavia, come segnala lo stesso istituto di Washington, l’aumento dell’Iva e iniziative sui monotributos sarebbero vie poco praticabili in un periodo di campagna elettorale giacché equivarebbe a un ‘suicidio’ da parte dell’esecutivo. Emergono dunque più fattibili interventi come la riduzione della spesa per opere e infrastrutture, benché il paese ne abbia bisogno in termini di competetività del suo mercato interno.

Un’altra misura suggerita è quella della maggiore apertura al commercio internazionale. Come evidenzia il Fmi, le restrizioni “risultano ancora elevate”. L’Argentina vanta accordi di libero commercio con paesi che rappresentano insieme circa il 10 per cento del Pil mondiale, a differenza del 70/80 per cento di paesi come Cile e Perù.

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