Conclusasi la missione del Fondo monetario internazionale a Buenos Aires, il prossimo step è di competenza del board dell’Istituto. Sarà quest’organo, il 27 marzo, ad approvare o meno il nuovo trasferimento di fondi, circa 10,7 miliardi di dollari. La tranche rientra nell’accordo da 56,7 miliardi firmato a ottobre tra Argentina e Fmi.

L’indiscrezione è arrivata dopo l’incontro di venerdì 22 febbraio tra il ministro delle Finanze, Nicolás Dujovne, il presidente della Banca centrale, Guido Sandleris, e i rappresentanti del Fondo, come atto finale della terza revisione dell’accordo di giugno, poi esteso nel mese di ottobre per l’aggravarsi della situazione economica generale e dell’assetto finanziario del paese.

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Fonti del governo hanno ostentato serenità sull’attesa decisione del Fondo e parlano di “riunione positiva e costruttiva” giacché i funzionari di Washington “hanno accertato conformità tra i vincoli dell’accordo e le politiche adottate dall’esecutivo”.


La missione del Fmi, cominciata l’11 febbraio e guidata dall’italiano Roberto Cardarelli, ha avuto come principale obiettivo l’analisi degli attuali numeri dell’economia argentina, ma ha anche realizzato incontri con esponenti delle opposizioni, economisti e i sindacalisti della Cgt, la Confederación General del Trabajo, principale sigla del paese.

Tra le varie ‘audizioni’, si segnalano quelle con Sergio Massa e Juan Manuel Urtubey, rappresentanti dell’opposizione peronista moderata ascoltati nella veste di pre-candidati alle presidenza, e con gli ex ministri dell’Economia Axel Kicillof e Roberto Lavagna, anche quest’ultimo possibile candidato alla Casa Rosada.

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