A Buenos Aires arrivano le prime somme del Fondo monetario internazionale, a seguito del nuovo esteso accordo tra l’esecutivo l’istututo finanziario multilaterale. L’importo messo a disposizione è pari a 5,631 miliardi di dollari. La cifra comunica la Banca centrale argentina – ha così permesso di portare le riserve nazionali a 54,042 miliardi di dollari. Dopo l’ultima richiesta di aiuti avanzata dal governo Macri, l’ammontare totale del prestito del Fmi è salito a 56,3 miliardi di dollari. Dopo questa prima tranche, altri 7,7 miliardi verranno depositati a dicembre e un’altra quota da 11 miliardi arriverà nelle casse dello Stato argentino a marzo del 2019.

Finora, gli ingressi in divisa statunitense sono pari a 9 miliardi di dollari in emissioni di buoni sul mercato internazionale a inizio anno, più altri 15 miliardi di dollari immessi sempre dal Fondo monetario a inizio giugno con la ratifica del primo accordo ‘Stand by’ poi rafforzato su richiesta dell’esecutivo.

Il via libera definitivo al nuovo accordo è arrivato la settimana scorsa, previa approvazione (per il momento solo alla Camera) della legge finanziaria del 2019. Il provvedimento attede l’ok del Senato, dato per certo. La coalizione di governo – che non ha la maggioranza assoluta in nessuna delle due camere – può contare sull’appoggio del cosiddetto peronismo federale, la corrente non-kirchnerista.


La legge finanziaria in approvazione ha come obiettivo principale la riduzione e poi annullamento del deficit, e la realizzazione di politiche ad hoc in ottemperanza agli accordi pattuiti con il Fmi in materia di politica fiscale ed economica. Ma anche quello di contenere l’inflazione al 23 per cento entro la fine del 2019, una svalutazione monetaria non superiore al 10 per cento, un decremento del Pil pari allo 0,5 per cento e un rafforzamento delle esportazioni di 21 punti percentuali.

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