Se, come affermano i più critici, l’Argentina è ormai “Fmi dipendente”, gli ultimi sviluppi dei rapporti tra Buenos Aires e l’organismo finanziario multilaterale non sarebbero per nulla rassicuranti. C’è una nuova incognita, che fino a poche settimane fa era considerata una certezza: la nuova tranche di prestito da 5,4 miliardi di dollari.

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Alla conclusione dell’ultima missione dei funzionari del Fondo monetario internazionale in Argentina, l’animo dell’esecutivo guidato da Mauricio Macri appariva disteso, nonostante la ‘visita’ fosse arrivata in piena turbolenza finanziaria successiva alle primarie dell’11 agosto. “L’Argentina fa progressi”, è stato il senso dei comunicati del Fondo. Ora, però, si apprende che l’esborso è sospeso.

Perentoria la successiva comunicazione di David Lipton, reggente del Fmi dopo la partenza di Christine Lagarde per Francoforte: “La ripresa delle relazioni finanziarie con l’Argentina dovrà aspettare un po’ di tempo, la situazione del paese in questo momento è estremamente complessa”.


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Tra l’istituto e il governo di Buenos Aires, nei giorni scorsi, ci sono stati contatti ai livelli più alti. Nel quadro dell’ultima assemblea generale delle Nazioni unite, Lipton ha definito “costruttiva” la riunione tenuta con il presidente Macri, il suo ministro delle Finanze e il direttore della Banca centrale.

Il direttore ad interim del Fmi, si legge in una nota ufficiale, ha espresso l’intenzione di “continuare a collaborare con il governo argentino” e “aiutarlo ad affrontare la difficile situazione e i tempi impegnativi che verranno”. Inoltre, le “recenti misure adottate dalle autorità argentine hanno aiutato a calmare i mercati”. Il Fondo monetario, in sostanza, prende tempo.

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Gerry Rice


Ciò è basato per scatenare congetture e analisi politiche sul ruolo dell’opposizione e sulle ormai vicine elezioni del 27 ottobre. L’impressione è che l’istituto di Washington voglia attendere il voto per poi confrontarsi col prossimo governo e il programma economico che deciderà di proporre.

A fornire ulteriori dettagli è Gerry Rice, che del Fmi è portavoce. Spiega che sarà “difficile” trovare una “rapida soluzione” alla crisi argentina, ma aggiunge che non è corretto affermare che le relazioni tra Washington e Buenos Aires sono congelate fino al voto, come hanno riportato alcuni organi di stampa.

Rice, in sostanza, cerca di riportare il sereno anche agli occhi dei mercati affermando che il Fondo resta impegnato con l’Argentina nella ricerca di “stabilità e crescita”. Promessa che è arrivata anche da Kristalina Georgieva che a breve assumerà l’incarico che fu di Lagarde.

E non manca di sottolineare l’esistenza di “problemi cronici” la cui soluzione può arrivare solo nel lungo termine, ragione per la quale assicura l’assistenza dell’organismo con qualsiasi governo che vorrà aprirsi al confronto sulle riforme necessarie al paese per superare i suoi storici ostacoli. Ma nessuna certezza sui tempi della prossima tranche di prestito.

Economia e riforme, il cammino dell’Argentina è già segnato

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