Tra Fmi e Argentina il confronto continua. Se l’unica soluzione per uscire dalla crisi finanziaria è il sostegno del Fondo monetario internazionale, il governo di Mauricio Macri può dire di essere sulla strada giusta. Da quanto si apprende dalla stampa nazionale, il Fmi sarebbe disposto a rafforzare il programma di assistenza finanziaria di tipo Stand by già concordato con l’esecutivo. Inizialmente fissato a 50 miliardi di dollari, ora potrebbe salire fino a 65. C’è chi addirittura parla di 70 miliardi.

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Da settimane – in particolare da quando il peso è letteralmente crollato fino ad arrivare a un rapporto di 40:1 col dollaro americano – il ministro dell’Economia, Nicolás Dujovne, ha avviato un nuovo negoziato ‘di emergenza’ col Fondo chiedendo l’anticipazione di una tranche consistente del prestito. Di là è poi emersa la possibilità di aumentarne l’ammontare. Entro la prossima settimana – stando alle stesse indiscrezioni – il board dell’organismo multilaterale scioglierà le riserve sull’urgenza argentina.


Oltre all’ammontare complessivo del programma, i negoziati stanno prendendo in esame anche altri due aspetti. Da una parte, il nuovo accordo concederebbe condizioni più flessibili di quelle iniziali attraverso l’esborso anticipato delle quote restanti del programma. Dall’altra l’Fmi richiederebbe definizioni più specifiche riguardo la conduzione della politica economica soprattutto per quanto riguarda l’aspetto dei cambi gestito dalla Banca centrale. Oltre, s’intende, a richiedere riforme strutturali volte a garantire la sostenibilità del debito pubblico.

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I retroscenisti descrivono Macri “molto impegnato” in questo senso: il presidente avrebbe già ottenuto il parere favorevole di Usa, Germania e Francia, tra i principali azionisti del Fmi. Su questa scia, il mandatario dovrebbe incontrare Donald Trump a margine della sua partecipazione all’Assemblea generale dell’Onu. Non è escluso un nuovo incontro con il direttore del Fmi, Christine Lagarde.

Già nei giorni scorsi, anche rappresentanti del Fondo monetario si sono ‘sbilanciati’ definando “produttive” le riunioni nella capitale argentina con funzionari del governo argentino. “Sono in corso importanti progressi verso un rafforzamento del piano di politica economica argentino, supportato da un accordo di tipo stand-by con il Fondo monetario internazionale”, recitava un comunicato dell’organismo multilaterale nel quale veniva altresì sottolineato anche che i tecnici di entrambe le parti stanno “lavorando duramente per concludere questi colloqui in breve tempo e presentare una proposta al comitato esecutivo”.

Di parere nettamente contrario i partiti dell’opposizione e i movimenti sociali e associazioni orientati a sinistra, considerando il maxi prestito del Fondo un peso sulla società e sulle generazioni future giacché l’Argentina dovrà sottostare ai diktat del Fmi in materia economica e sociale, con conseguente riduzione di diritti e peggioramento delle condizioni di vita della fasce più vulnerabili. Nel frattempo, arrivano nuovi dati sulla performance negativa dell’economia del paese. Il secondo trimestre dell’anno segna una importante caduta del prodotto interno lordo pari al 4,2 per cento su anno.

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