L’accordo sulla ristrutturazione del debito da oltre 44 miliardi tra il Fondo monetario internazionale, contratto nel 2018, e l’Argentina è alla portata delle parti, anche in tempi rapidi. È quello che rende noto Alejandro Werner, che dell’organismo è il responsabile per l’emisfero occidentale. Werner parla espressamente di un raggiunto livello di intesa che può portare alla chiusura del nuovo accordo.
Dal Fmi sottolineano che i negoziati con l’Argentina per un accordo sulla ristrutturazione del debito “si trovano in uno stadio avanzato” e “in modo significativo”, con l’obiettivo di raggiungere un accordo “in tempi relativamente brevi”. Tuttavia, fa intendere Werner, il punto di vista del Fmi è positivo e lo stato dei colloqui mette soprattutto il governo di Buenos Aires “nella posizione di chiudere l’accordo quando lo ritenga utile”. La decisione, aggiunge, “dipende più dalla parte argentina”.
Non è escluso, come suggerisce qualche osservatore, che l’esecutivo argentino prenda tempo, evitando un accordo prima delle elezioni politiche parziali previste a ottobre. Perché, come già anticipato nel corso delle riunoni tra i tecnici del Fondo e i rappresentanti di Buenos Aires, il paese sarà chiamato a riforme sul piano macroeconomico. Normalmente impopolari per un governo chiamato a realizzarle.
Non a caso, nella stessa conferenza stampa, Werner ha fatto riferimento all’inflazione, che in Argentina continua a costituire un serio ostacolo: “È stata alta negli ultimi quattro anni e una economia con inflazione elevata genera preoccupazione”. E, di conseguenza, “occorre ricorrere a politiche macroeconomiche e misure che aiutino a farla scendere”.
Prima di lui, è stato Geoffrey Okamoto, numero due di Kristalina Georgieva, a osservare che, al di là di nuove iniezioni di denaro fresco a favore dell’Argentina, è evidente la necessità che il paese sudamericano intraprenda riforme strutturali nell’ambito dei programmi di collaborazione con il Fondo monetario internazionale.
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